Indubbiamente tra gli architetti che hanno influenzato maggiormente l’architettura moderna internazionale, sicuramente degno dell’etichetta “archistar”, anche se probabilmente questa definizione non gli farebbe piacere. Moshe Safdie è tra i grandi nomi dell’architettura mondiale fin dal 1967 e, in questi decenni, si è sempre impegnato per proporre, di progetto in progetto, delle opere originali, mai scontate, mai fine a sé stesse, mai simili ad altre realizzate altrove: ogni opera di Safdie è pensata esclusivamente per quella precisa posizione e per dare valore a quella determinata comunità. In questo articolo vedremo chi è Moshe Safdie, per poi scoprire alcune delle sue opere più famose.
La carriera di Moshe Safdie come architetto
Nato in Israele nel 1938, Moshe Safdie si trasferisce con la propria famiglia in Canada nel 1953. Non cresce con il pallino dell’architettura, anzi: ad Haifa si interessa soprattutto a chimica e a matematica e sogna di studiare agraria. È solo una volta arrivato in Canada che, in seguito ai risultati di un test attitudinale, prende in considerazione l’idea di diventare un architetto. Si iscrive così alla McGill University e inizia ben presto a sviluppare un’avversione per i dettami dell’edilizia popolare, legata a doppio filo a una bassa qualità della vita. Laureatosi nel 1961, viene assunto nello studio di Louis Khan, a Philadelphia, per mettersi in proprio 3 anni dopo: tornato a Montreal, recupera il progetto elaborato per la tesi di laurea, per proporre un unico complesso architettonico organizzato su più livelli capace di fornire spazi residenziali, istituzionali e commerciali. Il punto forte qui è l’attenta progettazione delle facciate, per garantire a tutti gli abitanti una vista sull’esterno, e per assicurare illuminazione naturale. Il suo progetto viene approvato in vista dell’Expo 67 per diventare, per l’appunto, il famoso Habitat 67.
Il modo di pensare di Moshe Safdie è già tutto in quella costruzione: nei tanti progetti successivi, il suo obiettivo principale resterà quello di creare spazi capaci di includere le persone, di migliorare la loro vita, reinventando palazzi condominiali e non solo.
Le più grandi opere di Moshe Safide
Ecco, quindi, un’attenta selezione delle opere più famose di Moshe Safdie, partendo ovviamente dalla già citata Habitat 67.
Habitat 67, Montreal
Costruita in occasione della World Exposition di Montreal, Habitat 67 ha reso subito Moshe Safdie un punto di riferimento a livello internazionale. Il vasto complesso prefabbricato si presenta come una “cluster” di cubi, in tutto 354, per fare spazio a 160 appartamenti (ognuno con il suo piccolo giardino) disposti in tre piramidi lungo la riva del fiume Saint Laurent. All’epoca dell’inaugurazione, per via del palcoscenico di portata globale dell’Expo, Habitat 67 fu commentato a livello mondiale, spaccando a metà il pubblico: o lo si amava, o lo si odiava. Con i suoi spazi aperti, con i suoi giardini in terrazza, questa costruzione ha fornito un modo inedito di guardare all’edilizia in una città ad alta densità abitativa.
Marina Bay Sands, Singapore
Dalla prima famosa opera di Moshe Safdie passiamo direttamente a un lavoro portato a termine nel 2010, giustamente conosciuto in tutto il mondo: il Marina Bay Sands. Si parla di una costruzione inconfondibile, diventata non a caso simbolo architettonico di Singapore: tre grattacieli sorreggono un’enorme terrazza a 191 metri di altezza. Sulla stessa terrazza si trovano tre piscine interconnesse, nonché giardini, alberi e via dicendo. All’interno delle torri si trovano, invece, un albergo (con 2.560 camere), un casinò, due teatri, diversi ristoranti e negozi.
Kauffman Center, Kansas City
Probabilmente il Marina Bay Sands e Habitat 67 sono le opere più famose di Moshe Safdie. Ma la lista di progetti notevoli dell’architetto naturalizzato canadese è decisamente lunga. Si pensi per esempio al Kauffman Center, a Kansas City, nel Missouri. Si tratta qui di un centro che unisce funzioni formative, sociali ed economiche, e che stupisce per la struttura esterna costituita da due semi-gusci: sono presenti archi verticali concentrici che si aprono verso sud, mentre la facciata principale è totalmente in vetro. Costruito tra il 2006 e il 2011, ospita due sale distinte per spettacoli, ovvero il Muriel Kauffman Theatre e l’Helzberg Hall.
National Campus for the Archaeology of Israel, Gerusalemme
Nella sua terra natale Moshe Safdie ha progettato di recente l’edificio che ospita il National Campus for the Archaeology of Israel, un museo pubblico che si presenta come un edificio affacciato e aperto sulla città. La costruzione prende posto sulla collina dei musei, tra l’Irael museum e il Bible Lands Museum.
Raffles City, Chongqing
Il Raffles City è un complesso di ben 8 edifici che prende posto nel quartiere di Yuzhong, nella città cinese di Chongqing. A colpire qui è soprattutto la presenza del tunnel orizzontale e vetrato posto a 250 metri di altezza, una sorta di grattacielo orizzontale che ricorda un vascello (in effetti qui si incontrano i due fiumi Yangtze e Jialing). Chiamato “Crystal Tunnel”, offre una vista panoramica sulla città e presenta, tra le altre cose, una hall panoramica con una piscina, una spa, una palestra e delle aree verdi.
Habitat, Qinhuangdao
A 200 miglia a est di Pechino, Qinhuangdao sorge sul Mar Bohai. Qui Moshe Safdie ha scelto di costruire, in luogo di tante torri separate, delle costruzioni da 16 piani l’una, collegate di volta in volta da ponti-giardino posti a diversi livelli; ogni unità ha un accesso diretto alla propria terrazza privata, sempre con vista sul mare. Il progetto è stato portato a termine nel 2017.
Jewel Changi Airport, Singapore
Concludiamo l’esposizione di alcuni dei progetti più famosi di Moshe Safdie con l’hub visionario disegnato per il Jewel Changi Airport di Singapore. Una grandiosa struttura d’acciaio e di vetro, a collegare tre dei quattro terminal dell’aeroporto. A caratterizzare l’hub, oltre alla struttura trasparente, è la presenza della Shiseido Forest Valley, una foresta che conta oltre 130 specie di piante nonché una cascata con ben 40 metri di caduta libera, partendo dal centro della spettacolare cupola inversa (la quale misura 200 metri nel punto più largo). L’hub, chiamato non a caso “gioiello”, è stato inaugurato nel 2018.