La via delle infrastrutture “green” per il futuro dell’Australia

L’Australia investe nelle infrastrutture per evitare gli effetti nefasti del clima impazzito

Infrastrutture per uno sviluppo green. Una strada obbligata per il futuro degli stati che in Australia ha trovato un governo intenzionato a investire e un’opinione pubblica sensibile e motivata.

Tra il 2018 e il 2022 il totale degli investimenti pubblici (federali, statali e locali) indirizzati alla realizzazione di nuovi progetti infrastrutturali che vanno in questa direzione raggiungerà i 152,2 miliardi di dollari australiani (96 miliardi di dollari Usa).

Il dato è stato calcolato dallo studio “Reshaping Infrastructure. For a net zero emissions future”, pubblicato a marzo, secondo il quale – ancora oggi nel paese – le infrastrutture obsolete, non costruite seguendo i moderni criteri di sostenibilità ambientale, sono responsabili per il 70% delle emissioni di gas serra     .       

La causa dell’inquinamento è da riferirsi in particolare all’obsolescenza di molte infrastrutture di trasporto ed energetiche, quelle legate soprattutto al trasporto su gomma o ancora agli impianti elettrici tradizionali. Investire sulla mobilità sostenibile così come sulle energie pulite, a partire dall’idroelettrico, sono solo due delle tante strade che lo studio indica come vie per lo sviluppo del paese.

L’obiettivo australiano delle emissioni zero

Tutti gli stati australiani hanno aderito al progetto federale di raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050. Un obiettivo ambizioso che impone di lanciare una serie di interventi proprio sulle infrastrutture, puntando alla loro modernizzazione e alla riduzione del loro impatto sull’ambiente.

È questa la strada indicata dal rapporto firmato dall’Infrastructure Sustainability Council of Australia (ISCA), dal Climate Works Australia e dall’Australian Sustainable Built Environment Council, tre autorevoli organizzazioni indipendenti impegnate a sostenere la sfida delle emissioni zero. Il necessario rinnovamento della rete dovrà passare attraverso un piano di investimenti mirato che terrà conto anche del peso economico delle singole infrastrutture.     

Più di tutte pesano le infrastrutture di trasporto stradale, che da sole assommano il 36% del valore aggiunto prodotto nel settore infrastrutturale australiano. Seguono le infrastrutture energetiche (21%) e quelle di trasporto ferroviario (12%).

Guardando al futuro, e all’obiettivo del 2050, le nuove infrastrutture dovranno essere progettate e realizzate partendo dalla prospettiva della loro sostenibilità, e della riduzione massima dell’impatto sull’ambiente. È quello che l’Australia sta già facendo su alcune opere simbolo.

Australia a emissioni zero: il caso della nuova metro di Sydney

Il rapporto “Reshaping Infrastructure” presenta come case study il progetto Sydney Metro NorthWest, il tratto della nuova metro di Sydney alla cui realizzazione ha preso parte anche Salini Impregilo.

Il progetto, concluso nel 2019 con un costo complessivo di 8,3 miliardi di dollari australiani (5,2 miliardi di dollari Usa), ha previsto la costruzione di otto nuove stazioni per un percorso complessivo di 36 chilometri.

Trentasei chilometri che sono stati realizzati rispettando le più innovative misure di tutela ambientale a partire dalla scelta dei materiali. Tutti i materiali sono stati selezionati proprio in base al loro basso impatto ambientale. È accaduto questo per il calcestruzzo e per l’acciaio riciclato. Per la costruzione dell’opera è stata poi utilizzata elettricità proveniente da fonti rinnovabili, riuscendo a ridurre del 20% la quantità di elettricità richiesta nel complesso.

L’ottimizzazione dei consumi energetici è stata poi conseguita acquistando sul mercato energia solare, ma anche prevedendo all’interno delle stazioni e dei treni all’installazione di fonti di luce sostenibili come ad esempio le lampadine al LED.

Questo ovviamente nella fase di costruzione. In termini invece di impatto sull’ambiente legato all’operatività della metro, Sydney Metro NorthWest contribuirà in modo significativo alla contrazione delle emissioni atmosferiche in una città che ha la maggiore densità di automobili dell’Australia. E infatti, una volta pienamente operativa, la Sydney Metro NorthWest ridurrà entro il 2021 di 14 milioni all’anno il numero di viaggi di automobili in città, e di 20 milioni entro il 2036.

E proprio l’Infrastructure Sustainability Council of Australia – uno degli estensori del rapporto – ha assegnato al progetto realizzato da Salini Impregilo la massima valutazione inserendolo tra le World-Class Best Practice in Sustainability.

Warragamba Dam, Sydney

Una gestione più efficiente dell’acqua: il caso dello stato di Victoria e della Tasmania

Anche le attività industriali di gestione dell’acqua hanno un impatto significativo sull’ambiente. In Australia, e in particolare nello stato di Vittoria, il 24% delle emissioni nocive nell’ambiente dipende proprio dal settore idrico, che risulta più inquinante di quello ferroviario o sanitario.

Emissioni che dipendono in gran parte dall’energia utilizzata per far funzionare gli impianti di pompaggio e di trattamento delle acque.

Il governo statale, così come le quattro aziende pubbliche incaricate di gestione delle acque, sono impegnati a invertire questo trend, arrivando all’obiettivo delle emissioni zero entro il 2030.

Un obiettivo perseguito, tra gli altri, dalla Melbourne Water, l’utility idrica della città di Melbourne che già dal 2025 conta di arrivare a dimezzare le sue fonti di inquinamento.

Per riuscirci la strategia intrapresa segue tre direttrici: la prima è puntare su una flotta di veicoli totalmente elettrici; la seconda è investire nel biogas per far funzionare alcuni impianti di trattamento; e la terza è sfruttare proprio le acque per produrre energia idroelettrica, e quindi energia pulita.

Uno dei progetti più significativi in termini di produzione di energia pulita dalle acque arriva dalla Tasmania. Nel cuore delle Snowy Mountains, Salini Impregilo (insieme alla compagnia australiana Clough) è al lavoro per la costruzione di Snowy 2.0, il più grande impianto di pompaggio del paese (pumped storage scheme) in grado di alimentare una rete di impianti idroelettrici già presenti nella regione e gestiti dalla multiutility Snowy Hydro. Una volta terminato, Snowy 2.0 assicurerà un aumento della capacità di generazione energetica pari a 2.000 MW, sufficiente per portare elettricità in 500.000 abitazioni.

I rischi di un mancato intervento

Il clima impazzito degli ultimi anni ha causato danni ingenti alla rete infrastrutturale australiana.

Le inondazioni che hanno colpito la costa di Brisbane nel 2011 hanno comportato, solo per le infrastrutture di telecomunicazioni, un costo giornaliero di 1 milione di dollari australiani (600mila dollari Usa). A Melbourne, l’aumento delle temperature, ha obbligato in alcuni periodi a rallentare la velocità massima di treni metropolitani. Inoltre, negli ultimi anni oltre 10 miliardi di dollari australiani (6,3 miliardi di dollari Usa) sono stati spesi nello sviluppo di impianti di desalinizzazione, per assicurare una fornitura costante di acqua anche nei periodi di siccità.

Più in generale, secondo Infrastructure Australia – l’ente governativo che sovrintende lo sviluppo infrastrutturale del paese – se le emissioni di gas serra continueranno con i ritmi odierni, i danni causati alle infrastrutture del paese entro il 2100 solo per l’innalzarsi del livello delle acque potrebbero ammontare a 226 miliardi di dollari australiani (143 miliardi di dollari Usa).

Intervenire, e intervenire subito, è l’imperativo per assicurare al paese uno sviluppo sostenibile. Una strada che il governo australiano intende seguire proseguendo sulla strada degli investimenti e del rinnovamento delle sue infrastrutture.