Australia, l’idroelettrico traina la corsa delle rinnovabili

Investimenti e nuovi impianti per aumentare il peso delle energie pulite nel paese

L’Australia corre sulla via delle rinnovabili con l’obiettivo, ormai dichiarato, di bruciare le tappe indicate dal governo per il 2020 e ridurre la dipendenza del paese da fonti energetiche inquinanti. Secondo il Clean Energy Regulator (l’ente statale che controlla la produzione di energie pulite) investimenti e nuovi cantieri aperti farebbero prevedere da qui a breve il superamento del Renewable Energy Target (i target previsti sull’utilizzo dell’energia pulita), arrivando nel 2020 ad una quota del 29% di rinnovabili sul totale della produzione energetica, destinata a salire al 50% nel 2025.
Questa corsa avrà come primo risultato la contrazione delle emissioni atmosferiche e il rispetto degli accordi presi dal governo australiano nella conferenza di Parigi sul clima del 2015, che prevedevano una riduzione del 26% delle emissioni inquinanti entro il 2030. Un obiettivo che oggi sembra raggiungibile – almeno per i target fissati al 2020 – grazie ai tantissimi progetti lanciati negli ultimi mesi e al ruolo determinante dei singoli stati.

Investire nelle rinnovabili

Secondo il Report 2018 “Clean Energy Australia” (realizzato dal Clean Energy Council, un’associazione che riunisce i principali attori nel settore delle energie pulite) nel 2017 in Australia è stata completata la costruzione di 16 impianti che producono energia rinnovabile, mentre altri 34 sono stati terminati nel 2018.
I cantieri sono aperti in quasi tutti gli stati australiani e gli investimenti arrivano tanto dal pubblico quanto dal settore privato. Il Clean Energy Australia Report 2018 ha calcolato in un anno investimenti nel settore pari a 9 miliardi di dollari USA, per una produzione di 5.600 MW, e con la creazione di 6.080 posti di lavoro.
In questa corsa alle rinnovabili, il governo federale indica la strada, ma ogni stato segue un suo percorso. L’Australian Capital Territory mira ad arrivare al 100% di energia pulita entro il 2020; il New South Wales punta invece a raggiungere l’obiettivo di azzerare le emissioni nocive nell’ambiente entro il 2050; il governo dello stato di Victoria prevede di aggiungere il 25% di energia rinnovabile entro il 2020 e di salire al 40% entro il 2025, mentre il Northern Territory e il Queensland hanno sviluppato piani per arrivare al 50% di produzione energetica rinnovabile entro il 2030. Più indietro è lo stato della Western Australia, l’unico che non ha ancora fissato un target di crescita delle energie pulite nel breve termine, anche se la città di Melbourne rappresenta un esempio positivo per il paese intero. Dal primo gennaio infatti tutti gli edifici pubblici (librerie, palestre, scuole, ecc.) sono alimentati da energie rinnovabili. Diversamente dal Western Australia, il South Australia punta al 50% di rinnovabili entro il 2025, ma il fiore all’occhiello della nazione rimane la Tasmania, dove nel 2017 l’agenzia Hydro Tasmania ha lanciato il progetto “Battery of the Nation” per trasformare lo stato in un produttore di energia idroelettrica da distribuire a tutta la nazione.

Australia, l’idroelettrico traina la corsa delle rinnovabili

L’energia pulita trainata dall’idroelettrico

L’idroelettrico è ancora il settore che pesa di più tra le energie rinnovabili australiane. Secondo il Clean Energy Council Renewable Database nel 2017 la produzione nel settore è stata pari a 12.920 Gwh, il 33,9% del totale delle rinnovabili, ma ancora solo il 5,74% rispetto al totale energetico del Paese.
Attualmente in Australia sono 120 gli impianti attivi, anche se la maggior parte della produzione idroelettrica si concentra in Tasmania e in New South Wales dove è in funzione uno degli impianti più importanti del paese, lo Snowy Mountains Hydro Scheme.
In Tasmania il progetto “Battery of the Nation” prevede un investimento di 5 miliardi di dollari australiani (3,7 miliardi di dollari Usa) per realizzare nuovi impianti di produzione e stoccaggio di energia, che sarebbe poi distribuita al resto del paese.
Nello stato del New South Wales, la società Snowy Hydro è al lavoro per ampliare lo Snowy Muontains Hydro-electric Scheme. “Snowy 2.0” (questo il nome dell’opera) è un impianto idroelettrico di pompaggio che prevede il collegamento delle dighe di Tantangara e Talbingo e la costruzione di una centrale elettrica sotterranea. Il mega progetto sarà realizzato con un investimento superiore ai 3 miliardi di dollari Usa e aumenterà di 2.000 MW la capacità di generazione dell’impianto attuale, garantendo un accumulo di energia su larga scala pari a 350.000 MW all’ora.

La batteria al litio di Elon Musk

Liberarsi un passo alla volta degli impianti di produzione energetica a carbone: è questo l’obiettivo del paese entro il 2030, che molti stati australiani stanno inseguendo attraverso investimenti nelle rinnovabili, ma anche lanciando progetti innovativi e scommesse avveniristiche.
La più eclatante risale al 2016 quando, dopo una breve conversazione su Twitter tra il magnate di Tesla, Elon Musk, e il miliardario australiano Mike Cannon-Brookes, lo stato del South Australia ha incaricato la società californiana di realizzare in soli 100 giorni dalla firma del contratto una mega batteria da 100 MW.
E così entro l’estate del 2017 è stato costruito, presso l’impianto eolico di Hornsdale, questo enorme generatore di elettricità al litio capace di alimentare 30.000 abitazioni. Oltre alla sua unicità, la caratteristica del progetto sta nel fatto che la batteria si carica utilizzando l’energia rinnovabile prodotta dall’impianto eolico, energia che viene poi utilizzata per coprire la domanda di cittadini e imprese nelle ore di picco.