Sarà una coincidenza, ma il crollo avvenuto pochi giorni fa di una vecchia strada a pochi passi dal maxi cantiere del Gordie Howe International Bridge, il maxi ponte che collegherà Stati Uniti e Canada, racconta alla perfezione le tante vite delle infrastrutture: quelle vetuste che hanno bisogno di immediata manutenzione; e quelle più moderne, frutto di eccellenze ingegneristiche uniche al mondo.
Il Gordie Howe International Bridge fa parte di quest’ultima categoria. Ѐ un ponte a sei corsie che collegherà la città americana di Detroit con quella canadese di Windsor, raggiungerà infatti la lunghezza di 1,5 miglia (2,5 km, uno dei cinque ponti più lunghi del Nord America) creando un incredibile occasione di collegamento tra Canada e Stati Uniti.
I lavori, che dovrebbero concludersi nel 2024, puntano proprio a portare a termine la mega infrastruttura chiamata a sovrastare il Detroit River che con la sua campata lunga 0,53 miglia (853 metri) diventerà il ponte a campata singola più lungo del Nord America.
Gordie Howe International Bridge, un ponte già entrato nella storia
La storia del ponte che collegherà Stati Uniti e Canada è già nel suo nome. Gordie Howe è infatti il nome del celebre giocatore canadese di hockey che ha permesso ai Detroit Red Wings di vincere per quattro volte la Stanley Cups, il trofeo più prestigioso di questo sport. Howe è deceduto nel 2012 all’età di 88 anni, e così il governo canadese – principale finanziatore dell’opera – ha deciso di dedicarla al ricordo del celebre sportivo.
In realtà, la storia del ponte inizia da molto prima e risale addirittura all’inizio degli anni Duemila, quando sono stati avviati gli studi di fattibilità e i rilievi ambientali sull’area. Le prime approvazioni al progetto sono arrivate tra il 2009 e il 2014, mentre le attività preparatorie alla costruzione sono iniziale l’anno successivo, nel 2015.
La costruzione è iniziata solo nel 2018, affidata alla Windsor-Detroit Bridge Authority, e secondo i piani sarà completata nel 2024.
I lavori proseguono a ritmo serrato e nell’aprile scorso hanno compiuto un importante giro di boa con la conclusione delle due enormi torri che sorreggeranno la struttura.
«La costruzione del ponte – ha dichiarato in quell’occasione Tara Carson, portavoce della Windsor-Detroit Bridge Authority – ha raggiunto un livello superiore dal momento in cui le torri che sorreggeranno la campata del ponte hanno preso forma».
I nuovi porti sul Detroit River
Il maxi progetto da 5,7 miliardi di dollari non prevede solo la costruzione del ponte. Accanto a questo ci sono altre opere accessorie assolutamente rilevanti che vanno dai nuovi sbocchi autostradali fino alla costruzione di due porti. Questi ultimi, essenziali per la raccolta delle merci e quindi per creare un polo logistico continentale, sorgeranno uno sul lato canadese e l’altro su quello statunitense. Negli Stati Uniti il nuovo hub occuperà una superficie di 167 ettari e di 130 ettari sul lato canadese. Le misure dei due interporti li renderanno tra i più grandi degli Stati Uniti, aprendo così un canale diretto per il trasporto della merce che dal mare transiterà lungo il fiume per essere caricata sui camion che correranno sul ponte e raggiungeranno gli Stati Uniti oppure il Canada.
La competizione con l’Ambassador Bridge
Il passaggio Detroit-Windsor è uno dei varchi cruciali per gli scambi commerciati tra Stati Uniti e Canada. Ogni anno il valore complessivo delle merci che attraversano il confine tra Stati Uniti e Canada raggiunge i 400 miliardi di dollari. Si tratta di un volano economico enorme, che oggi viene gestito dall’Ambassador Bridge, un ponte attivo da 92 anni e controllato dalla famiglia Mouroun. Gli stessi imprenditori che, alcuni anni fa, si sono appellati all’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump affinché bloccasse il progetto del Gordie Howe. E infatti ad oggi il 27% di quei 400 miliardi transita proprio sulla campata dell’Ambassador Bridge.
A parte lo scontro giudiziario, che è arrivato fino alla Corte Suprema del Michigan intervenuta nel 2021 per rigettare il ricorso dei proprietari dell’Ambassador Bridge, il dibattito acceso sulla costruzione del nuovo ponte conferma il valore strategico delle infrastrutture, ancora una volta occasione di sviluppo e di ricchezza.