JFK, l’aeroporto simbolo di New York City decolla dopo il Covid

Approvato il progetto di rilancio dello scalo newyorkese: 1,5 miliardi per il nuovo terminal

Per chi, come Victor Navoski, il curioso viaggiatore della Krakosia interpretato da Tom Hanks, rimarrà bloccato dentro i grandi terminal del JFK, l’impressione sarà quella di essere atterrato nel futuro dell’aviazione civile.

Il celebre scalo di New York City, infrastruttura strategica ma anche luogo simbolo per la cultura e l’immaginario collettivo, è destinato a un profondo restyling che in realtà assomiglia a una vera e propria ricostruzione miliardaria, con le grandi compagnie americane pronte a investire per trasformare l’aeroporto in uno dei più moderni hub mondiali.

Pochi giorni fa il Board dei commissari della Port Authority of New York and New Jersey ha approvato un accordo tra la Delta Airlines e il JFK International Air Terminal per espandere il Terminal 4 e aumentare le attività della stessa Delta all’interno dell’aeroporto.

Un accordo che vale 1,5 miliardi di dollari, da investire in lavori di ammodernamento e di costruzione di nuovi spazi che permetteranno di aumentare il numero dei viaggiatori.

Il piano di sviluppo del Jfk che sfida il Covid-19

Il nemico numero uno per il futuro del John Fitzgerald Kennedy è solo il Covid-19. Nonostante gli Stati Uniti d’America abbiano già vaccinato il 50% della popolazione e contino di arrivare all’immunità di gregge entro l’estate, la pandemia ha lasciato ferite profonde nell’economia che hanno bisogno di tempo per essere guarite.

Il piano originario di sviluppo dell’aeroporto prevedeva infatti investimenti per 3,8 miliardi di dollari, ridotti per il momento a 1,5 miliardi proprio per via del crollo dei passeggeri e della contrazione dei voli dovuti alla diffusione della pandemia.

Secondo le analisi dell’Airports Council International, il traffico di voli domestici negli Usa tornerà ai livelli pre-crisi solo nel 2023, mentre per quelli internazionali bisognerà aspettare il 2024.

Per questa ragione molti degli interventi di ammodernamento e sviluppo degli aeroporti americani sono stati interrotti durante i mesi della pandemia, con l’intenzione di riprendere i lavori e rilanciare nuovi progetti nel breve periodo.

Exterior of the JFK Airport, New York City

Come cambierà il JFK

Nonostante la crisi pandemica e una fisiologica contrazione degli investimenti, il piano di sviluppo del JFK non si è fermato. Come la maggior parte delle infrastrutture americane, anche l’aeroporto simbolo di New York City paga una struttura ormai obsoleta, inadeguata rispetto alla massiccia domanda di traffico aereo.

Il progetto di sviluppo prevede infatti la costruzione di 10 nuovi gates dai quali accedere agli aeromobili, l’ampliamento della superficie interna dei terminal di 150.000 piedi quadrati, l’espansione dell’area di arrivi e partenze, oltre naturalmente alla costruzione di un nuovo Terminal, il 4, che sostituirà il 2, destinato ad essere demolito dopo 58 anni di onorata carriera.

Il nuovo corso del JFK è stato annunciato nel febbraio del 2020 dal Governatore Andrew M. Cuomo, che ha ribadito la necessità di dar vita «allo scalo di classe mondiale che New York City merita».

Uno scalo moderno improntato alla sostenibilità, costruito sulla base del risparmio energetico, sulla capacità di raccogliere e trattare l’acqua piovana, e seguendo l’obiettivo di riscrivere anche la viabilità esterna per facilitare l’accesso ai Terminal.

JFK, dal passato al futuro

Quando il JFK veniva inaugurato nel 1948 il mondo era alle prese con la ricostruzione dopo la Seconda Guerra Mondiale. Oggi, oltre settant’anni dopo, il genere umano è di nuovo chiamato a rialzarsi dopo un dramma – sanitario stavolta – che ha colpito l’umanità ad ogni latitudine e longitudine. Il rilancio del JFK nei mesi immediatamente successivi alla fine della battaglia contro il Covid-19, diventa così qualcosa di più di un grande progetto infrastrutturale.

Il suo volto, quello che il mondo conosce, è il volto di una meraviglia dell’ingegneria, capace di ospitare una media di 60 milioni di passeggeri, con oltre 39mila voli operati solo nei mesi di luglio e agosto del 2019. Un’altra storia rispetto ai 73 voli giornalieri dei primi anni Cinquanta.

Il Covid ha tirato il freno di questa frenesia del movimento che meglio di molto altro racconta l’età contemporanea. Fortunatamente il suo impatto sembra destinato a finire, già nei prossimi mesi.

A livello mondiale, il World Airport Traffic Forecast, pubblicato dall’Airport Council International, prevede che già dal 2023 il traffico di passeggeri continuerà a crescere a un ritmo annuale del 3,7%, raggiungendo nel 2040 il totale record i 19,7 miliardi di passeggeri. Solo negli Usa 2,9 miliardi di persone prenderanno un’automobile o un mezzo pubblico e raggiungeranno l’aeroporto più vicino. In attesa, proprio come Victor Navoski, di poter raggiungere una destinazione chiamata casa.