Le Corbusier, il padre del cemento armato

Il grande architetto francese che ha rivoluzionato le tecniche di costruzione con il cemento armato

«Fatto per gli uomini, fatto a misura d’uomo, con la robustezza delle tecniche moderne, che mostrano il nuovo splendore del cemento grezzo, per mettere le strabilianti risorse di quest’epoca al servizio della casa». Con queste parole Charles-Edouard Jeanneret, conosciuto in tutto il mondo come Le Corbusier, spiegava come il cemento armato avrebbe cambiato l’architettura moderna.

Ed è proprio Le Corbusier, architetto, pittore, artista svizzero naturalizzato francese, ad aver scritto la parola fine sul vecchio modo di costruire le case, sostituendo le case del passato con gli edifici che oggi occupano interi quartieri delle città moderne.

Tutte costruzioni che nascono dall’uso di un materiale specifico: il cemento armato, il materiale costituito da calcestruzzo e da un’armatura di barre di acciaio.

Le origini del cemento armato

Prima di arrivare all’intuizione di Le Corbusier e alla sua voglia di riscrivere l’architettura urbana, il calcestruzzo ha una storia complessa e origini lontane. Già gli Antichi Romani usavano calcestruzzo per le fondazioni delle loro costruzioni, anche se non si può parlare di una struttura armata.

Il cemento armato entrò nelle tecniche costruttive grazie a una serie di ricerche scientifiche condotte nell’Ottocento. Uno dei primi tentativi risale al 1850 quando l’architetto francese Lambot condusse delle ricerche per costruire una trave di cemento dotata di un’armatura di ferro. Negli stessi anni ricerche su questo materiale venivano condotte anche negli Stati Uniti, ma il primo inventore del cemento armato viene considerato Joseph Monier che dal 1868 cominciò a costruire travi, volte e tubi con questo nuovo materiale che assicurava la stabilità anche riducendo lo spessore. Il primo brevetto di Monier risale al 16 luglio del 1867, anche se il brevetto considerato fondamentale per lo sviluppo del materiale è quello che Monier depositò nel 1870.

Di lì a pochi anni, soprattutto negli Stati Uniti, esplose il boom delle costruzioni in cemento armato, ma fu Le Corbusier – architetto di fama mondiale – a trasformare questo materiale nel simbolo della modernità e di un nuovo modo di interpretare l’architettura per rispondere ai bisogni di una società industriale.

Le Corbusier
Le Corbusier

Le Corbusier e il cemento armato

La teoria di questo nuovo modello di costruire viene spiegata da Le Corbusier già nei primi anni Venti all’interno della rivista d’arte e architettura “L’Esprit Nouveau”. Sul magazine, creato dall’architetto insieme al pittore Amédée Ozefant, viene pubblicata una raccolta di saggi dal titolo “Verso una architettura” dove proprio Le Corbusier spiega quello che considera il futuro dell’architettura, dove la casa deve diventare una macchina da abitare e dove i nuovi materiali, come appunto il cemento armato, devono trasformarsi in strumenti funzionali a dare risposta alle esigenze abitative ma anche infrastrutturali.

L’idea di Le Corbusier era quella di ricorrere al cemento proprio per rispondere alle esigenze di sviluppo urbanistico delle grandi città. Nel suo “Progetto per una città di tre milioni di abitanti” l’architetto ragiona proprio sulla costruzione di grandi palazzi in cemento armato capaci di offrire una soluzione abitativa al considerevole incremento della popolazione.

Forse il simbolo più conosciuto di questa teoria è l’“Unité d’Habitation”, il grande edificio in cemento ideato dall’architetto proprio per sopperire alla mancanza di abitazioni a Marsiglia dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. La costruzione è stata criticata da molti, proprio per la sua struttura massiccia e la sua forma di cubo di cemento, ma nonostante questo la storia ha dato ragione a Le Corbusier e l’edificio è divenuto prima nel 1995 un monumento storico e nel 2016 Patrimonio Universale dell’Unesco.

Più in generale, l’idea di un nuovo stile architettonico che fosse declinato intorno al cemento armato, risponde anche a quel particolare momento storico, ovvero i primi decenni del Novecento, segnati dal boom industriale, dalla nascita di una classe operaia e dallo sviluppo urbano legato ai nuovi modelli produttivi. Ed è proprio dopo l’avvento della rivoluzione industriale che Le Corbusier capisce il valore strategico di questo nuovo materiale, essenziale per dare una risposta rapida ed efficace ai bisogni delle persone.

Monumento all’architetto francese Le Corbusier di fronte a Rosstat. Mosca
Monumento all’architetto francese Le Corbusier di fronte a Rosstat. Mosca

Il genio di Le Corbusier al servizio delle costruzioni

Quando Le Corbusier muore, il 27 agosto del 1965, il mondo intero si rende immediatamente conto del portato di innovazione che l’architetto e artista naturalizzato francese aveva conferito al settore delle costruzioni ma anche delle grandi opere.

Il Movimento Moderno che aveva contribuito a lanciare aveva infatti aperto le porte all’architettura contemporanea di cui proprio il cemento armato era divenuto lo strumento essenziale per costruire non solo abitazioni ma anche strade, ponti, viadotti e tutte quelle infrastrutture essenziali per lo sviluppo dei paesi.

Grazie al carisma e all’impatto che le sue opere ebbero nel tempo, la rivoluzione nelle costruzioni lanciata dall’architetto fu sposata in tutto il mondo e le città cominciarono a cambiare volto.

Oggi, a quasi sessant’anni dalla sua morte, l’industria delle costruzioni si interroga sul futuro di quel cemento armato che ha dato il via ad una nuova stagione delle costruzioni.

Il futuro del cemento armato

Da Le Corbusier in poi il cemento armato è divenuto un protagonista nelle costruzioni, tanto per il settore edile quanto anche nelle grandi opere, ponti, strade, viadotti, che hanno trovato in questo materiale uno strumento innovativo per assicurare durabilità, sicurezza e costi contenuti.

Nonostante la sua struttura, anche il cemento armato – come tutti i materiali – ha una vita naturale della quale ancora non si conosce con esattezza la lunghezza. È certo che i fattori climatici, come il gelo o alcuni fattori esterni come l’acqua del mare possono aggredire il calcestruzzo, creando effetti negativi sul materiale. Per questo l’industria delle costruzioni è oggi impegnata su scala mondiale in un’opera di ricerca che punti a trovare soluzioni innovative all’usura inevitabile di questo materiale, proteggendone però le caratteristiche uniche che lo hanno reso così essenziale per il rinnovamento delle costruzioni.