La Trochita: in treno attraverso la Patagonia

In viaggio sull’Old Patagonian Express, il treno che raggiunge l’estremo Sud dell’America

Nel dipartimento Veinticinco de Mayo, nel mezzo di quella che viene chiamata la Linea Sur Rionegrina, in piena meseta patagonica, c’è una cittadina che porta il nome di Guido Jacobacci, un ingegnere italiano di origini modenesi.

Con una vegetazione arida, un clima freddo e un’attività economica sostenuta quasi esclusivamente dagli allevamenti e dal turismo, Ingeniero Jacobacci è famosa nel mondo per essere il capolinea de La Trochita, il treno della Patagonia progettato proprio dall’ingegnere modenese.

Nella steppa di arbusti bassi popolati di pecore, volpi e lepri della Patagonia, viaggiano i binari dell’Old Patagonian Express, il vecchio espresso della Patagonia che nel 1999 è stato proclamato dal governo argentino monumento nazionale.

Nei progetti dell’ingegnere Guido Jacobacci il treno non era nato per diventare un simbolo e un’attrazione turistica, quanto piuttosto un’infrastruttura di trasporto utile per sostenere lo sviluppo delle aree più estreme e arretrate del Sud America.

Old Patagonian Express: le origini de La Trochita

La Trochita nasce inizialmente come un’infrastruttura dedicata al trasporto delle merci. Generi alimentari, ma anche le pelli, animali, lana della Patagonia correvano lungo un percorso di 400 chilometri che partiva dalla città di Esquel fino al capolinea di Ingeniero Jacobacci.

Il lavori per la costruzione, gestiti dalla Argentine Southern Land Company, sono iniziati nel 1922 anche se l’opera viene completata solo nel 1945 quando ogni giorno ben sei treni corrono lungo i suoi binari attraversando circa cento paesi.

In realtà, inizialmente la tratta che collega le province di Rio Negro e Chubut doveva essere parte di un percorso molto più ampio. Nel 1908 il governo argentino pianifica la costruzione di una linea ferroviaria che attraversi l’intero territorio della Patagonia, passando dalle Ande ai porti della costa Sud e arrivando fino a Buenos Aires.

In realtà, dopo l’inizio della Prima Guerra Mondiale e il contraccolpo subito dall’economia del paese, il progetto viene messo da parte mentre proseguono i lavori per la costruzione della linea che collega Esquel con Ingeniero Jacobacci, quella dell’Old Patagonian Express.

Alla realizzazione della linea partecipano oltre mille operai, la maggior parte di loro provenienti dalle zone più remote del mondo, e molti di essi – al termine dei lavori – si trasferiscono a vivere in Patagonia. Il cantiere è complesso, anche perché il progetto impone la realizzazione di un ponte lungo circa 105 metri sul fiume Chuco e di una galleria di 110 metri. Sono opere necessarie per rispettare il tracciato della linea disegnato dall’ingegnere che, per la prima volta nella storia, mette in collegamento regioni altrimenti isolate dal resto del paese.

La realizzazione delle strade è infatti successiva e inizia con gli anni Settanta, proprio quando l’Old Patagonian Express vede ridimensionato il suo ruolo di infrastruttura strategica per gli scambi e comincia a diventare un punto di riferimento per il turismo internazionale.

Nonostante l’interesse generale e l’arrivo nella regione del turismo di massa, la linea non sembra abbastanza redditizia per proseguire la sua attività e infatti nel 1992 viene deciso di fermare i treni una volta per tutte. Ma la decisione viene contestata su scala nazionale e internazionale, esplodono proteste, non solo in Argentina, al punto che i governi provinciali dei territori interessati decidono di sostenere il treno esclusivamente con fondi pubblici, assicurandone così l’attività.

La Trochita. The Old Patagonia Express

In viaggio attraverso la Patagonia

I vagoni sono in legno, spartani ma caldi. All’interno di ognuno, l’aria è scaldata da una stufa in ghisa a legna che i viaggiatori possono alimentare, e sopra le stufe una teiera per il tè e il mate bolle in continuazione.

È l’unico modo per proteggersi dal freddo polare che per quasi tutto l’anno segna il clima di queste regioni. E questo basta per compiere il lungo viaggio a 600 metri sopra il livello del mare che attraversa altipiani, costeggia laghi, foreste e zone semidesertiche. È un viaggio attraverso un mondo che sembra immobile, vissuto su un treno che non supera mai i 60 chilometri orari. Un viaggio tra storia e leggenda, che per decenni – prima che l’opera si trasformasse in una grande attrattiva turistica – ha segnato vita e mistero di una regione unica al mondo.

È qui che proprio secondo una leggenda i famosi fuorilegge Butch Cassidy e Sundance Kid sono fuggiti dagli sceriffi degli Stati Uniti per trovare la morte ed essere seppelliti lungo il percorso dell’Old Patagonian Express. Ed è qui che gli uomini di guardia alla locomotiva Baldwin che traina il convoglio per anni hanno protetto la corsa del treno dagli assalti di Juan Batista Bairoletto, conosciuto in queste regioni come il Robin Hood della Pampa.

I tempi di Butch Cassidy e Juan Batista Bairoletto sono passati, affidati ai racconti degli abitanti del luogo e ai libri di storia. E sono passati i tempi della corsa verso il Sud, alimentata dal sogno – che fu anche della strada Panamericana – di collegare un territorio così incontaminato con il resto del continente. Ad essi è sopravvissuta però un’opera frutto dell’ingegno dell’uomo: locomotive, vagoni, binari, tutti strumenti per attraversare una natura altrimenti impenetrabile.