5 grandi opere che stanno cambiando il mondo, dal Canale di Panama alla diga di Rogun

Grandi infrastrutture come ponti, ferrovie, dighe e canali sono motori di trasformazione sociale, economica e territoriale: cambiano il volto delle comunità, combattono emergenze come la scarsità idrica e creano connessioni tra persone, città e Paesi.

Quando si pensa a una grande infrastruttura, che sia un ponte, un canale, una diga o una ferrovia, si immagina spesso un capolavoro di ingegneria al servizio della logistica o dell’energia. Ma dietro queste opere c’è molto di più: territori che cambiano volto, economie che si riconnettono, comunità che superano divisioni storiche e Paesi che costruiscono nuove forme di integrazione.

Ogni grande opera è anche un progetto umano e sociale: trasforma le relazioni tra territori, migliora la vita delle persone e apre nuove opportunità per i mercati locali e internazionali.

Il nuovo Canale di Panama: dove passano le navi, fioriscono le comunità (e diminuisce la scarsità idrica)

Oltre a permettere il passaggio delle gigantesche navi NeoPanamax, l’ampliamento del Canale di Panama del 2016, a cui ha partecipato il Gruppo Webuild, ha innescato forti iniziative sociali tra le comunità che circondano il canale e lo stretto di Panama.

Nella regione di Capira, ad esempio, migliaia di famiglie di agricoltori sono state coinvolte in un progetto di piantagione di caffè sostenibile. Nel 2022, il programma ha generato oltre 1 milione di dollari dell’epoca, migliorando i redditi familiari e tutelando le risorse idriche locali.

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Öresund Bridge, il ponte che ha riacceso un territorio

L’Öresund Bridge non ha solo unito Danimarca e Svezia sul piano logistico, ma ha rivoluzionato la vita dei residenti.

Prima del 2000, la sponda svedese soffriva di alte percentuali di disoccupazione e declino industriale. Ma la costruzione del ponte, insieme alla vicinanza all’aeroporto di Copenaghen, ha attratto investimenti, rotte low-cost e migranti danesi in cerca di case più convenienti. Oggi circa 70.000 persone attraversano ogni giorno lo stretto per lavoro o studio.

Ferrovia Addis Abeba–Gibuti: la linea ferroviaria che crescere le città

Oltre 750 chilometri di binari hanno trasformato il trasporto ferroviario e le relazioni logistiche nell’Africa Orientale.

Ma l’effetto più profondo si è visto nelle città intermedie lungo l’intero tracciato. Secondo uno studio pubblicato dal Journal of Infrastructure, Policy and Development, l’arrivo della linea ferroviaria ha dato vita a un vero e proprio continuum rurale-urbano tra Bishoftu, Mojo, Adama e Dire Dawa.

Queste città hanno così visto crescere investimenti, piccole imprese e insediamenti residenziali intorno alle stazioni ferroviarie, favorendo migrazioni interne e una nuova integrazione socioeconomica tra aree rurali e urbane.

Rosario–Victoria: il ponte che ha fatto decollare una città

Prima dell’apertura del collegamento autostradale Rosario–Victoria,  realizzato da un consorzio internazionale guidato da Webuild e inaugurato nel 2003, la città di Victoria era una località con poco più di 27.000 abitanti e una crescita demografica lenta.

Con il ponte, però, è cambiato tutto: la provincia di Entre Ríos ha visto aumentare sensibilmente la popolazione con un boom edilizio immediato. Questo ha portato la città a diventare una delle mete emergenti del Paraná, tra terme, carnevali e spiagge di fiume.

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Rogun, la diga più alta del mondo che illuminerà il Tagikistan

Tra le montagne del Tajikistan, la diga di Rogun, in costruzione dal Gruppo Webuild in accordo con OSJC “Rogun Hydropower Project”, trasformerà la vita di migliaia di famiglie.

Oltre a soddisfare il fabbisogno energetico interno, soprattutto nei mesi più freddi dell’anno, la centrale di Rogun sarà una risorsa strategica per l’intera area centroasiatica.

La sua capacità produttiva, destinata a raggiungere circa 10 milioni di utenti, permetterà al Tagikistan non solo di garantire un approvvigionamento stabile alla popolazione, ma anche di esportare fino al 70% dell’energia generata verso paesi vicini come il Kazakistan e l’Uzbekistan, contribuendo in modo significativo alla sicurezza energetica regionale.

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