Dalle infrastrutture idriche alla banda larga, la ricetta Usa per uscire dalla crisi del Covid

Parte dei fondi dell’American Rescue Plan utilizzati per il rilancio infrastrutturale negli USA

In principio era una cifra: 1,9 trilioni di dollari, pari a uno dei più grandi piano di rilancio economico nella storia degli Stati Uniti d’America. Adesso, a due anni dall’esplosione del Covid-19 in tutto il mondo, l’American Rescue Plan (il pacchetto di interventi economici per ammortizzare gli effetti della crisi pandemica) è caduto a pioggia sugli stati, trasformando quella cifra monstre in progetti, politiche di sostegno al lavoro, opportunità per una rigenerazione urbana.

Quello che secondo l’Amministrazione Usa avrebbe dovuto fornire una risposta immediata alla crisi, è stato interpretato dagli stati americani in modi differenti, soprattutto per l’utilizzo di quei 350 miliardi di dollari che il governo federale ha affidato alla gestione diretta dei vari Governatori.

Analizzando oggi come gli stati e l’amministrazione federale stanno spendendo i fondi emerge che, oltre alla quota prevista per il sostegno al lavoro, l’American Rescue Plan è divenuto un’occasione per lanciare nuovi progetti, anche infrastrutturali, come ad esempio quelli dedicati alle infrastrutture idriche.

Infrastrutture idriche, stradali e penitenziarie: le grandi opere nell’American Rescue Plan

Non solo sostegno al reddito, formazione, sanità, edilizia sociale. Una volta caduti nella quotidianità delle amministrazioni, i fondi dell’American Rescue Plan sono stati utilizzati anche per lo sviluppo di infrastrutture strategiche e per il finanziamento di progetti che erano rimasti fermi da anni.

La prima voce che emerge dai dati della National Conference of State Legislatures, la Conferenza che riunisce gli stati americani, è infatti quella delle infrastrutture idriche per le quali ad oggi sono stati allocati 11 miliardi di dollari. Proprio gli impianti di gestione idrica così come gli impianti di gestione delle acque reflue nelle grandi città sono stati indicati fin dalla stesura del Piano come strategici per il Congresso Usa. Impianti essenziali per proteggere le metropoli americane e i loro cittadini tanto dagli effetti dei cambiamenti climatici quanto dall’inquinamento cittadino. Un tema, questo, molto sentito negli Usa dove grandi città hanno lanciato progetti di gestione delle acque reflue dei loro fiumi. È il caso ad esempio di Washington D.C., la capitale americana che sta sostenendo un piano di riqualificazione delle acque dei suoi grandi fiumi come il Potomac, un’opera complessa alla quale partecipa anche il Gruppo Webuild.

Le infrastrutture idriche si confermano così una delle voci di spesa più significative anche dell’American Rescue Plan, ma non l’unica in tema di sviluppo infrastrutturale. Molti stati hanno infatti usato parte dei fondi per sostenere una nuova edilizia penitenziaria. In Alabama la Governatrice Kay Ivey ha indicato la costruzione di carceri moderne e più umane come una delle priorità per lo stato, arrivando ad investire 400 milioni di dollari. In generale, per le infrastrutture edili e stradali, sono stati stanziati 9 miliardi di dollari, in parte destinati alle nuove carceri e in parte a progetti di mobilità. La Florida, ad esempio, ha indirizzato 3,5 miliardi di dollari dei fondi dell’American Rescue Plan alla costruzione di autostrade e di altre infrastrutture stradali.

La corsa degli stati Usa

Il piano lanciato dall’Amministrazione Usa per tamponare i contraccolpi della crisi del Covid è stato così interpretato con molta autonomia dai singoli stati che hanno rispettato le indicazioni del Congresso, riservandosi però di adeguare gli interventi alle esigenze dei vari territori.

Proprio in merito alla ripartizione dei fondi “The Pew Charitable Trusts” ha realizzato una ricerca nella quale indica, ad oggi, in che proporzione i singoli stati americani hanno speso le risorse messe a disposizione dal governo federale.

Ad oggi lo stato che ha ricevuto più fondi è il Wyoming dove nel solo 2020 la dotazione del Piano nazionale è stata pari al 22,7% del budget annuale dello stato. Al secondo posto il South Dakota (20,2% del budget) seguito dal Nevada (17,2% del budget) e dal North Dakota (14,5% del budget).

Di contro, alcuni stati hanno potuto contare solo su una percentuale residuale rispetto al budget del 2020. È il caso del Wisconsin, dove i fondi del Piano hanno coperto appena il 4,9% del bilancio annuale dello stato.

Mentre gli stati e il governo federale proseguono nell’assegnazione dei fondi dell’American Rescue Plan, che potranno essere spesi fino al 2026, comincia a trasformarsi in progetti e sviluppo anche il Build Back Better approvato dal Congresso nel novembre scorso. Un altro trilione di dollari da destinare stavolta unicamente alle opere infrastrutturali. Dai ponti alle autostrade, dalle ferrovie ai tunnel, l’America guarda alle infrastrutture per portare a compimento la seconda fase del processo di uscita dal Covid. Una fase che dovrebbe inaugurare un lungo periodo di crescita e di sviluppo.