Idroelettrico, la risposta sostenibile ai cambiamenti climatici

1,7 trilioni di dollari necessari per rilanciare l’intero settore. Il 60% delle energie rinnovabili dipendono dall’idroelettrico

Il mondo delle energie sostenibili guarda all’11 ottobre del 2022. Quel giorno sarà celebrato il Global Hydropower Day, la giornata mondiale dell’energia idroelettrica, ancora oggi la principale fonte di energia rinnovabile presente sul pianeta.

Proprio per questo da diversi paesi sta montando un movimento di opinione che punta a sostenere nuovi investimenti nell’idroelettrico, considerati ancora più necessari oggi che le siccità, il caldo estivo e i terribili incendi stanno colpendo tantissimi paesi, dall’Australia agli Stati Uniti, dall’Italia alla Germania.

All’interno di questo scenario globale, dove i governi sono chiamati a cercare soluzioni sostenibili ma soprattutto a dare risposte alla crisi idrica ed energetica che colpisce molti popoli, l’idroelettrico diventa una strada da seguire perché sostenibile, pulita, verde e capace di frenare gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. Attualmente il 60% delle energie rinnovabili dipendono dall’idroelettrico anche se, considerando tutte le fonti energetiche, anche quelle inquinanti, lo stesso idroelettrico vale solo il 16% del totale dell’energia prodotta.

Impianti idroelettrici e obiettivo emissioni zero

Emissioni zero è ormai un obiettivo condiviso per molti stati. Dagli accordi di Parigi al Climate Pact siglato a Glasgow, molti stati hanno aderito alla promessa di ridurre le emissioni atmosferiche fino a portarle a zero entro il 2050. Per raggiungere questo obiettivo diventa necessario puntare sull’idroelettrico. È questa l’indicazione che arriva anche dalla International Energy Agency, che nel suo “IEA Special Report 2021” dichiara che «raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050 richiede un considerevole aumento della produzione di energia idroelettrica».

L’appello è stato raccolto da molti stati a partire dall’Australia, che nel decennio passato è stata colpita da una delle siccità peggiori della sua storia. Il paese sta investendo in progetti iconici sul fronte dell’idroelettrico come lo Snowy 2.0, un mega impianto di pompaggio di acqua proveniente dalle Snowy Mountains che contribuirà a rispondere all’aumento del fabbisogno energetico del paese. L’attenzione verso questo genere di tecnologia è stata confermata anche nel settembre del 2021 al World Hydropower Congress dal Primo ministro australiano Malcolm Turnbull.

«Sarà impossibile raggiungere i nostri obiettivi climatici – ha dichiarato Turnbull in quell’occasione – se non iniziamo a parlare seriamente del ruolo dell’idroelettrico nel rafforzamento del nostro sistema di energie rinnovabili».

Come l’Australia sono tanti i paesi che investono nell’idroelettrico, a partire dalla Cina e dal Brasile. Attualmente, infatti, il primo produttore di energia idroelettrica al mondo è la Cina, seguito da Brasile, Stati Uniti, Canada, India e Giappone.

Il ruolo dell’idroelettrico nella battaglia contro i cambiamenti climatici

Dighe, impianti di pompaggio, bacini idrici, non solo grandi opere infrastrutturali, ma anche strumenti per combattere i cambiamenti climatici. La conferma arriva anche dagli esiti di COP26, la conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si è tenuta a Glasgow tra l’ottobre e il novembre del 2021.

Secondo i dati emersi all’interno di COP26 se vogliamo limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5° è necessario entro il 2050 raddoppiare l’energia prodotta da impianti idroelettrici, arrivando a 2.600 GW. Già oggi, infatti, stimano le Nazioni Unite, gli impianti attivi, rispetto alla normale produzione di energia da carbone, evitano l’immissione nell’atmosfera di 4 miliardi di tonnellate di gas nocivi.

Un motore per l’economia globale

Oltre a contribuire alla tutela del pianeta, l’idroelettrico è anche un motore economico. L’Irena (l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili) calcola, infatti, che il 60% dei potenziali benefici provenienti dall’istallazione di nuovi impianti potrebbe ricadere proprio sui paesi in via di sviluppo. Non solo: gli investimenti nel settore contribuirebbero a creare nei prossimi dieci anni 600.000 posti di lavoro, favorendo sviluppo e benessere.

Per raggiungere questo obiettivo sono però necessari investimenti consistenti, anche nel breve periodo. Ad oggi, per colmare il gap di energia idroelettrica necessaria per raggiungere gli obiettivi di emissioni zero, sono necessari stanziamenti complessivi per 1,7 trilioni di dollari. Di contro, nel 2019 il settore a livello mondiale ha investito appena 50 miliardi, la metà dei 100 miliardi stimati all’inizio di quell’anno.

Questo dimostra quanto è ampio il ritardo da colmare per un’industria che già oggi occupa 2 milioni di persone in giro per il mondo e rappresenta una delle leve strategiche per rispettare i Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite.