Infrastrutture Italia, 100 miliardi per ricostruire il Paese

Dal PNRR alle leggi di Bilancio, ecco le risorse per una nuova stagione di infrastrutture

Qual è la potenza di fuoco che l’Italia ha messo in campo per rilanciare la sua rete infrastrutturale? Dall’Unione Europea al MIMS (il Ministero per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibile) i numeri sono importanti, i fondi del PNRR si sommano agli stanziamenti del governo e agli altri fondi europei assegnati nei mesi scorsi.

SACE (la società controllata dal Ministero dell’Economia specializzata nell’assicurazione dei crediti all’estero), all’interno del suo rapporto “Ieri, oggi e domani: le infrastrutture in Italia”, calcola che nei prossimi anni il paese beneficerà per il suo sviluppo infrastrutturale di un investimento pari a circa 100 miliardi di euro. I primi fondi riguardano proprio il PNRR e ammontano a 40 miliardi di euro che il ministero per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibile ha intenzione di destinare alle opere infrastrutturali. A questi si aggiungono 20 miliardi di risorse nazionali complementari che sono stati stanziati per i progetti a maggior grado di complessità, oltre ai fondi assegnati dalla Legge di Bilancio 234/2021 al MIMS per ulteriori 36 miliardi di euro, che dovranno essere investiti per potenziare i sistemi di mobilità del Paese in un’ottica di sviluppo sostenibile. Sommando le varie voci, il totale complessivo sfiora i 100 miliardi di euro che dovranno essere spesi nei prossimi dieci anni per modernizzare la rete infrastrutturale del paese. Al centro le grandi opere strategiche, come lo sviluppo della rete ferroviaria ad alta velocità, il completamento dei corridoi TEN-T, il potenziamento dei nodi, direttrici ferroviarie e reti regionali, la riduzione del divario tra Nord e Sud. Tutte infrastrutture che da un lato modernizzeranno il Paese e dall’altro contribuiranno ad aumentarne la ricchezza e il benessere.

Investimenti, quasi 40 miliardi di ricchezza prodotta

Più investimenti, più infrastrutture, più ricchezza prodotta e distribuita in Italia. L’orizzonte lungo il quale si muoverà l’Italia nei prossimi anni viene tracciato dallo studio di SACE, realizzato in esclusiva da Oxford Economics, uno dei più autorevoli centri di ricerca, che pone al centro della sua analisi proprio gli investimenti nelle infrastrutture, rilanciati grazie alla distribuzione dei fondi del PNRR.

Il primo dato è anche il più interessante per capire l’impatto che la costruzione di grandi opere avrà sull’economia e il benessere del paese: la spesa per investimenti in infrastrutture e mobilità di competenza del MIMS (il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile) genererà l’attivazione – diretta e indiretta – di un valore aggiunto pari a 37,8 miliardi di euro. Si tratta di una ricchezza extra che nei prossimi anni sarà distribuita sul territorio italiano, proprio dove le grandi opere sono oggi in costruzione. Dalla Liguria al Veneto, dalle Marche alla Campania, dalla Calabria alla Sicilia, quasi tutte le regioni italiane beneficeranno degli effetti a cascata prodotti dagli investimenti infrastrutturali. Investimenti che avranno ricadute sul lavoro (decine di migliaia di nuove assunzioni) sull’impegno richiesto alle imprese fornitrici dei grandi gruppi, e più in generale sulla ricchezza dei territori, assicurando una crescita costante e significativa del Pil nei prossimi anni.

La mobilità sostenibile al primo posto

Ferrovie, porti, aeroporti. Sono queste le opere che nei prossimi anni saranno segnate da un profondo cambiamento, con ammodernamenti, riqualificazioni, nuove costruzioni. Al primo posto la mobilità sostenibile, seguita dal tema dell’intermodalità, e quindi coinvolgendo il trasporto aereo e quello via nave.

Una tendenza visibile sul territorio con i cantieri aperti in mezza Italia, dall’alta velocità Napoli-Bari all’alta capacità Palermo-Catania fino alle grandi opere previste nel territorio di Genova, il Terzo Valico dei Giovi e la Diga Foranea. Da Nord a Sud il paese è interessato dalla costruzione di infrastrutture strategiche con un focus proprio sulla mobilità sostenibile. Secondo le analisi di Oxford Economics per il prossimo quinquennio gli investimenti in ferrovie, porti e aeroporti cresceranno in media del 3,8% all’anno, un record che mette questi comparti prima di quello energetico e del gas (+3,2%).

E così partendo dalle direttrici ferroviarie come la Verona-Brennero fino al nuovo hub aeroportuale di Brescia, lo sviluppo infrastrutturale sarà concentrato principalmente sulla transizione energetica e la sostenibilità ambientale delle opere.

Tutto il settore delle infrastrutture è destinato a vivere un decennio di crescita. I fondi del PNRR, accompagnati dalle altre risorse stanziate, terranno viva la spesa infrastrutturale del paese, che nel prossimo decennio si stima cresca in media dell’1,7% l’anno, con un tasso superiore a quello della media dell’eurozona, ferma al +1,5%.

Gli anni più vitali saranno i prossimi, in particolare il quinquennio 2021-2026, quando la spesa aumenterà ad un ritmo del 2,6% all’anno, per diventare meno intensa nel quinquennio successivo.

La risposta mondiale alla crisi, un’opportunità per crescere all’estero

Leggere il PNRR come un’opportunità solo italiana è sicuramente un errore. Il Piano approntato dal governo è infatti speculare ai tanti altri progetti di maxi investimenti che i partner europei così come i paesi più sviluppati al mondo hanno lanciato negli ultimi mesi per rispondere alla crisi, prima del Covid-19 e oggi energetica.

I fondi messi a disposizione dall’Europa ma anche da altri governi, a partire da quello statunitense, offrono una grande opportunità alle imprese italiane oltre i confini nazionali. La prova ancora una volta arriva dai numeri: nel 2021 il fatturato mondiale delle costruzioni è cresciuto del 5,6% (superando i 5 trilioni di dollari), trainato soprattutto dalla domanda asiatica che oggi rappresenta il 42% del totale mondiale. La tendenza viene confermata anche nel futuro e in particolare per i prossimi dieci anni Oxford Economics prevede una crescita globale del settore pari al 3,2% all’anno.

Da qui l’opportunità per le grandi imprese italiane che operano sui mercati internazionali, dagli Stati Uniti al Medio Oriente, e sono impegnate a realizzare grandi progetti in giro per il mondo.