Pennsylvania, gli Usa riscoprono le grandi dighe

Annunciato il progetto di costruzione di una maxi diga capace di alimentare una città da mezzo milione di abitanti

La Pennsylvania alla ricerca di energia pulita. Nello stato di Philadelphia, stretto tra la regione dei Grandi Laghi e l’oceano Atlantico, la York Energy Storage ha annunciato l’intenzione di costruire una grande diga accompagnata a un impianto idroelettrico sul fiume Susquehanna, nella contea di York.

Il progetto prevede un investimento di 2,1 miliardi di dollari che permetterà la costruzione di una diga lunga 3.000 metri (1,9 miglia) e alta 70 metri (225 piedi), capace di creare un invaso pari a 242 ettari (600 acri) e così da un lato gestire in modo efficiente l’acqua del fiume, mantenendo una riserva d’acqua sempre a disposizione per i periodi di siccità, e dall’altro alimentare la centrale idroelettrica chiamata a produrre energia pulita.

Secondo i calcoli di York Energy Storage, l’impianto idroelettrico legato alla diga della Pennsylvania sarebbe in grado di produrre energia per 8.560 megawatt l’ora in un ciclo di dieci ore, e in sostanza l’elettricità prodotta potrebbe garantire il fabbisogno di una città da mezzo milione di abitanti. Il progetto è ancora in uno stato embrionale ma ha sollevato l’interesse della stampa e dell’opinione pubblica negli Stati Uniti perché riapre il capitolo delle grandi dighe, essenziali oggi più che mai nella produzione di energia pulita così come nella gestione della risorsa idrica, soprattutto alla luce della crisi dovuta da un lato alla siccità e dall’altro alle inondazioni.

Il bisogno di dighe per fronteggiare i cambiamenti climatici

Negli Stati Uniti il caso del Lake Mead è sotto gli occhi di tutti. A causa della perdurante siccità il più grande bacino artificiale degli Usa, creato dalla diga di Hoover, ha toccato i minimi storici, tanto da portare alla costruzione di un nuovo invaso capace di pescare l’acqua dal fondo del lago e assicurare così l’approvvigionamento idrico per la città di Las Vegas. L’opera, tra i progetti ingegneristici più complessi al mondo nel suo genere, è stata realizzata dal Gruppo Webuild, uno dei leader mondiali nel settore acqua, attivo anche nella costruzione di grandi dighe.

La vicenda del lago Mead, così come di molti altri laghi e fiumi americani (vedi anche la riduzione delle acque del fiume Colorado) ha convinto molti osservatori della necessità di tornare a investire su infrastrutture capaci di gestire al meglio l’acqua. Secondo uno studio dell’Institute for Water, Environment and Health della United Nations University, mentre alla fine degli anni ’70 del secolo scorso si raggiunse il picco di 1.500 dighe costruite in un anno in tutto il mondo, nel 2020 le dighe costruite sono state appena 50. Allo stesso tempo un report delle Nazioni Unite ha denunciato che «decine di migliaia di dighe esistenti nel mondo hanno superato i 50 anni di età entrando in una fase di pericolo per la loro tenuta, e molte altre si apprestano a superare addirittura i 100 anni. Queste strutture – dice ancora il report – hanno bisogno di manutenzione altrimenti rischiano di mettere a rischio non solo l’ambiente ma anche la sicurezza delle persone».

Investimenti e nuovi interventi per ammodernare le vecchie dighe

Negli Usa un report dell’Association of State Dam Safety Officials calcola che ci vorrebbero 157,5 miliardi di dollari per riqualificare le 88.616 dighe non federali che oggi hanno bisogno di interventi. Allo stesso modo l’Associazione indica che solo per mettere in sicurezza le infrastrutture più critiche sarebbero oggi necessari 34,1 miliardi di dollari.

L’Infrastructure Investment and Jobs Act del 2021 ha previsto stanziamenti proprio sulla manutenzione delle dighe, ma i 4 miliardi di dollari previsti nei prossimi cinque anni sono ancora troppo pochi rispetto alle esigenze reali del paese. Nel frattempo, sempre negli Usa, sono stati lanciati diversi progetti che prevedono la rimozione delle dighe più vecchie. Tra questi il più significativo è quello della diga sul fiume Klamath, tra la California e l’Oregon. Ancora oggi nessuno dimentica l’incidente della diga di Oroville quando, nel 2017, di fronte al rischio di collasso di una parte della struttura, le autorità americane sono state costrette a evacuare 200mila persone.

Ancora nel 2019 è stata la diga Spencer in Nebraska a collassare a causa di una violenta tempesta. Intervenire sulle vecchie dighe, e allo stesso tempo costruirne di nuove e più moderne, rimane quindi un imperativo da un lato per garantire la sicurezza dei cittadini, dall’altro per favorire la diffusione di infrastrutture capaci di produrre energia pulita.