America senz’acqua, alto il gap tra investimenti in progetti idrici e esigenze del paese

Secondo uno studio dell’American Society of Civil Engineers quest’anno il divario raggiungerà i 91 miliardi di dollari.

L’America non ha scelta: deve continuare a investire nell’acqua. Alla fine di quest’anno il divario previsto tra le esigenze di infrastrutture idriche e la spesa federale sarà pari a 91 miliardi di dollari. Un divario che in 20 anni rischia di superare i duemila miliardi. I dati provengono dal rapporto “Bridging the Gap: the Power of Investment in Water” dell’American Society of Civil Engineers (ASCE) realizzato con l’associazione privata US Water Alliance e pubblicato a maggio 2024. Negli ultimi tre anni, sottolinea lo studio, è stato comunque compiuto un notevole passo avanti grazie a investimenti su progetti idrici previsti dalla legge Infrastructure Investments and Job Act del 2021 e pari a 55 miliardi di dollari. Ma occorre mantenere questo ritmo in modo da arrivare in vent’anni  a un divario – come stima il rapporto – di “soli” 125 miliardi (invece di 2mila miliardi) avendo stanziato fondi sufficienti per riparare e sostituire gran parte dei sistemi idrici e fognari degli Stati Uniti.

Un guasto ogni due minuti nella rete idrica degli Stati Uniti

Il grosso della rete idrica americana è stata realizzata più di un secolo fa, tanto che ogni due minuti da qualche parte nel Paese si rompe una conduttura. Goccia dopo goccia si arriva a una perdita complessiva di 1,7 trilioni di litri d’acqua potabile, ogni anno. I servizi idrici, compresi quelli delle acque reflue, oggi presentano una serie di limiti impensabili all’epoca in cui la maggior parte di questi impianti furono progettati e costruiti. Un esempio? Le tubature di piombo che negli anni hanno scatenato crisi ambientali-sanitarie come quella del 2014 a Flint, nel Michigan, quando l’acqua potabile della città è stata contaminata con il piombo e probabilmente con i batteri della Legionella. Tutto ciò ha aumentato l’attenzione della popolazione americana e le richieste di rimuovere i vecchi impianti, ma che resta ancora oggi un’operazione complessa e costosa.

Il dilemma è sul tavolo da sempre e il report lo rimarca con nuovi numeri: i mancati investimenti nelle infrastrutture idriche si tradurrebbero in vent’anni in un costo di 287 miliardi sulle imprese, mentre se si mantenessero i livelli della legge del 2021 quel costo si ridurrebbe del 46% a 134 miliardi.

Da Lake Mead a Washington, i grandi progetti per risolvere la crisi idrica

Malgrado la mancanza di adeguati fondi federali, negli ultimi dieci anni alcuni stati hanno fatto leva anche sulle risorse locali per finanziare progetti importanti, come quelli realizzati da Webuild e dalla controllata americana Lane Construction. Tra questi, l’Intake 3 di Lake Mead, progettato per garantire un livello di fornitura idrica del fiume Colorado e dissetare una vasta area abitata del Nevada, tutt’attorno Las Vegas; o il Clean River Project a Washington D.C., che permette di ridurre gli straripamenti fognari e di catturare e pulire le acque durante le piogge prima che raggiungano i fiumi Potomac, Anacostia e Rock Creek. Altrettanto decisivo per la salute dei cittadini e dell’ambiente, è il progetto in costruzione dello Ship Canal Water Quality Project, che prevede un tunnel di 2,7 miglia (4,3 chilometri) per reindirizzare e ripulire le acque reflue e piovane nella rete di Seattle, nello stato di Washington.

Grandi progetti per il trattamento delle acque reflue

Secondo i dati dell’Environmental Protection Agency (EPA), il 75% degli americani è servito da circa 16mila sistemi municipali di trattamento delle acque reflue. Questa rete non è nelle migliori condizioni, tanto da ricevere il grado D+ nelle ultime pagelle ASCE. Così, indipendentemente dai piani governativi e congressuali, vari progetti sono in via di assegnazione o già in cantiere nei singoli stati. Nel Texas, per esempio, sono stati annunciati ammodernamenti per oltre 1 miliardo di dollari all’impianto di trattamento delle acque reflue di Walnut Creek, nella parte orientale di Austin. L’impianto, uno dei due principali gestiti dall’agenzia Austin Water, tratta le acque reflue del sistema fognario della città prima di convogliarle nuovamente nel fiume Colorado. I lavori per rimettere in sesto l’impianto, costruito 47 anni fa, dovrebbero iniziare nel 2025.

Dopo quello di Austin, altri progetti superiori ai 100 milioni di valore si registrano in Tennessee, con il White Creek Wastewater Treatment Plant di Nashville per 403 milioni, e in Florida con l’espansione del Southwest Water Reclamation nella Manatee County per 193 milioni.