Trattamento acque reflue, il più grande progetto italiano degli ultimi anni

Realizzato nell’area di Vicenza da un consorzio guidato da Fisia Italimpianti (Gruppo Webuild) l’impianto servirà 300mila persone.

Vicenza e i suoi comuni limitrofi. Un bacino di circa 300.000 abitanti in una delle aree più ricche e sviluppate d’Italia.  Il nuovo impianto di trattamento delle acque reflue cambierà il paradigma della gestione idrica del territorio in chiave più moderna e sostenibile a beneficio della collettività Vicentina.

Si tratta del più grande progetto italiano nel suo genere degli ultimi dieci anni e prevede la costruzione di un nuovo impianto di trattamento nella località Casale, a pochi chilometri dal centro di Vicenza, pensato per gestire la massa di acque reflue della zona alleggerendo i piccoli impianti esistenti e quindi portandoli a chiusura.

Il progetto, finanziato in parte con fondi del PNRR proprio per la sua portata innovativa in tema di gestione idrica e sostenibilità, è stato affidato a un consorzio guidato da Fisia Italimpianti, società del gruppo Webuild, leader proprio nella costruzione di impianti di gestione idrica, dal trattamento acque alla dissalazione.

L’obiettivo, adesso, è portare a termine la prima fase dei lavori entro il 2026 – data limite fissata dall’Unione europea per i fondi Next Generation – e poi proseguire con gli interventi almeno fino al 2029 assicurando così all’intero territorio una nuova rete di trattamento delle acque sporche capace anche di ridurre a zero i cattivi odori nelle zone abitate.

Al lavoro sul nuovo impianto di Casale, uno dei progetti più grandi d’Italia nel suo genere

Nella prima fase i lavori si concentreranno sulla costruzione del nuovo impianto di Casale, che nasce come un ampliamento dell’impianto già esistente, ammodernato con nuove tecnologie.

Per una gestione più efficiente dei fanghi prodotti dal processo di depurazione delle acque reflue (quelle che vengono dalle fognature), in questo caso è previsto in aggiunta ai trattamenti tradizionali l’innovativo processo di idrolisi che consente una più diffusa produzione di biogas a sua volta utilizzato per scopi energetici, all’interno dell’impianto stesso.

Tra le caratteristiche innovative dell’impianto c’è proprio il suo impatto ambientale. E infatti, il processo qui impiegato per il trattamento dei fanghi prevede che terminato il loro essiccamento ne restino in minore quantità con conseguente riduzione dell’inquinamento. Oltre a questo, è prevista la costruzione di un presidio ambientale per il trattamento degli odori nella stessa area dell’essicamento. Un’attenzione particolare sarà poi posta al recupero energetico. «Oltre all’uso del biogas prodotto dal trattamento – spiega l’ingegnere Giancarlo Ferri di Fisia Italimpianti, direttore del consorzio Codav (Consorzio ordinario depurazione acque Vicenza) che realizzerà l’opera – verranno costruiti piccoli presidi per il recupero energetico, come pannelli fotovoltaici e una turbina che verrà messa in movimento dall’acqua scaricata nel fiume Bacchiglione».

Tra i tanti interventi inseriti nel progetto, c’è anche la realizzazione sul perimetro dell’impianto di nuovi argini per proteggerlo dalle esondazioni  del fiume Bacchiglione. In questo modo l’operatività dell’impianto non sarà mai rallentata.

Gli impianti di trattamento lontano dai centri abitati

Trattare le acque reflue è un processo necessario e sostenibile che tuttavia ha un impatto sulla collettività soprattutto in termini di cattivi odori naturalmente presenti in impianti che trattano acque reflue. L’intervento previsto a Vicenza punta proprio a risolvere questo problema perché la costruzione del nuovo maxi impianto si accompagnerà alla chiusura di quelli più piccoli che oggi si trovano molto vicino ai centri abitati.

È quello che accadrà con l’impianto di Sant’Agostino. Una volta completato il progetto questo impianto sarà chiuso, così come altri impianti limitrofi e la gestione delle acque reflue sarà concentrata in un’unica area.

«Il progetto – spiega ancora l’ingegnere Ferri – nasce infatti dalla necessità di ottimizzazione del bacino per dismettere i vecchi impianti, aumentare le potenzialità di gestione idrica e offrire un servizio migliore per tutta la zona».

Nel complesso, gli interventi prevedono anche le attività di bonifica bellica, la riorganizzazione e la razionalizzazione del sistema fognario, oltre naturalmente alla deputazione delle acque dell’area di Vicenza. Un profondo cambiamento per questo territorio particolarmente sviluppato che può contare sull’esperienza del Gruppo Webuild, da oltre 10 anni leader mondiale nel settore acqua, con il 25% dei ricavi totali al 31 dicembre 2023 che vengono proprio dai settori clean hydro enery e clean water.