Big Box: reti, infrastrutture e sviluppo intorno ai giganti della logistica

Il boom dei centri direzionali delle aziende di commercio sta rivitalizzando intere aree degli Stati Uniti

Fin dai primi anni ’70 gli Stati Uniti hanno assistito a una rapida e diffusa proliferazione dei Big Box, enormi magazzini di vendita, ben più grandi dei classici supermercati o ipermercati europei. I Big Box hanno permesso a nomi del calibro di Walmart, Target, Best Buy, Costco, Home Depot e molti altri, di espandersi fino a diventare giganti della vendita al dettaglio o all’ingrosso.

Spesso criticati sia per il fatto di essere irraggiungibili se non in auto, e dunque considerati fuori dalle logiche dello sviluppo urbano sostenibile, sia per essere considerati killer di piccoli commercianti, di fatto i Big Box hanno determinato la costruzione, attorno a loro, di centri commerciali, con altri “retailer” di grandi dimensioni in tutti i settori, dall’abbigliamento all’arredamento, dal food ai supermercati specializzati in articoli per animali e numerosissimi altri segmenti di mercato. I Big Box hanno alimentato la creazione dei cosiddetti “plaza”, con nuovi uffici, aree residenziali, alberghi, cliniche e decine di piccole imprese, dai parrucchieri ai centri per riparare telefonini, dalle pizzerie alle lavanderie. Interi quartieri super-popolati che hanno prodotto l’espansione del perimetro cittadino, attivando tutt’attorno anche la costruzione d’infrastrutture stradali o metropolitane, reti idriche ed elettriche.

I nuovi simboli dell’economia americana

Simbolo dell’economia americana, basata sul consumo, anche i Big Box hanno sofferto crisi e periodi di intenso declino. La pandemia del COVID ha inflitto all’industria dei Big Box un colpo tremendo, svuotando i plaza del loro significato. L’interminabile lockdown per l’emergenza sanitaria ha tenuto gli acquirenti lontani dai negozi e gli impiegati a casa, ha drenato le scorte e mandato in tilt la supply chain, la catena di approvvigionamento e di distribuzione. Sembrava la fine, è stato un nuovo inizio. Soprattutto per il settore delle costruzioni dei capannoni per i Big Box.

Il conseguente boom dell’e-commerce, con la necessità di ridurre i tempi di consegna e mantenere allo stesso tempo i magazzini ben riforniti, ha dato nuova linfa vitale all’industria fatta di giganti. Lungo le grandi vie di comunicazione, che in America sono le Interstate che intersecano e uniscono le città attraversando i vari stati, intere aree si popolano di warehouse, data center, distribution centers, regni del 3PL o 4PL, ovvero le nuove forme di logistica e gestione per conto terzi. Queste costruzioni hanno tutte in comune la dimensione, che è considerata efficiente solo se è enorme. Da Big si è passati a Huge!

La sola Amazon, che ha re-inventato il settore del commercio online al dettaglio, ha costruito centinaia di “fulfillment centers”, centri completamenti attrezzati per prelevare, gestire, imballare e spedire ogni tipo di articolo per la vendita, con una superficie media – secondo quanto si legge sul proprio sito – di 800mila piedi quadrati (75mila metri quadrati). Negli Stati Uniti, Amazon dispone anche di centri da 3,8 milioni di piedi quadrati (pari a 66 campi di football) a Wilmington, nel Delaware, o 3,6 milioni in Tennessee, ma non è l’unica azienda ad avere spazi di queste dimensioni.

La Nike ha a Memphis, in Tennessee, il suo più grande centro distributivo, con 2,8 milioni di piedi quadrati. L’impianto chiamato North America Logistic Campus, secondo i media locali, presenta 33 miglia di nastri trasportatori e gestisce 200 miliardi di dollari in abbigliamento, calzature e attrezzature sportive da spedire a clienti online, all’ingrosso e nei punti vendita Nike. A Milan, nell’Illinois, sorge invece il PDC (Parts Distribution Center)  di John Deere, anch’esso da 2,8 milioni di piedi quadrati per dare continuità di approvvigionamento al leader delle attrezzature e macchine per il giardinaggio domestico e l’industria agricola.

Innovazione e sostenibilità nella costruzione dei nuovi big box

Molte di queste facilities sono costruite oggi con tecnologia d’avanguardia e nel rispetto delle più evolute norme ambientali. I moderni Distribution Centers utilizzano, inoltre, robotica avanzata, dispositivi di realtà aumentata o virtuale e droni. Questo tipo di infrastruttura si trova ad ogni angolo degli Stati Uniti, con sviluppatori specializzati (developer) che costruiscono enormi capannoni pronti per essere venduti chiavi in mano o dati in leasing o gestiti per conto terzi. Questo settore delle costruzioni sta vivendo un momento d’oro anche se in alcune zone del Paese, per gli attuali elevati livelli dell’inflazione, la corsa agli affitti ha registrato qualche rallentamento.

«Se il consumatore smette di spendere a causa degli alti prezzi dei carburanti e del cibo, la riduzione della domanda si tradurrà in una minore quantità di merci in arrivo nei magazzini», ha affermato al New York Times, Joseph Ori, amministratore delegato di Paramount Capital, una società di consulenza in investimenti immobiliari di Walnut Creek, in California.

Le infrastrutture intorno ai nuovi centri di distribuzione

Con l’accelerazione dei tempi di consegna aumenta di pari passo la richiesta di warehouse dell’ultimo miglio, situati all’interno o in prossimità dei centri urbani. Gli edifici dei magazzini, da strutture destinate alla ricezione e spedizione, si sono trasformati sempre più in infrastrutture logistiche ad alta tecnologia.

Gli edifici attrezzati per il cibo costano da quattro a cinque volte di più degli altri, anche perché includono tetti robusti che possono contenere potenti unità di raffreddamento e pavimenti che possono mantenere i sistemi di raffreddamento sottostanti. La maggior parte della domanda di celle frigorifere si concentra nei principali stati produttori di alimenti come California, Florida, Texas, Wisconsin e Washington.

Alcune grandi città sono diventate negli anni dei veri e propri hub della distribuzione e della logistica. Tra queste, vi sono Chicago (Illinois), Detroit (Michigan), Cincinnati (Ohio), Indianapolis (Indiana), Denver (Colorado), Atlanta (Georgia), Dallas e Houston (Texas), grandi aree metropolitane con hub di compagnie aeree o altre con intense attività marittime come il polo Los Angeles/Long Beach in California, dove la costruzione di importanti infrastrutture come il nuovo ponte Gerald Desmond, realizzato da Webuild nel 2020, offre nuove vie d’accesso al trasporto merci via strada, rotaia o mare.