Resistere a tempeste e inondazioni: le infrastrutture che proteggono le città

Dai canali di drenaggio ai sistemi per il trattamento delle acque reflue, tutte le infrastrutture necessarie per mettere al sicuro le metropoli dalla violenza delle tempeste e delle inondazioni.

Le immagini che hanno fatto il giro del web: ondate di acqua marrone e schiumosa che irrompono attraverso le porte del Fullerton Ocean Park Hotel di Hong Kong e correnti così potenti da travolgere le persone nella hall.

È questa la testimonianza più drammatica della forza del super tifone Ragasa, il più violento registrato al mondo quest’anno.

Dopo aver seminato morte e distruzione a Taiwan e in altre aree della regione, il tifone ha investito Hong Kong con piogge torrenziali e venti fino a 220 chilometri orari, dirigendosi poi verso la Cina continentale.

Oltre cento persone sono finite in ospedale, centinaia hanno cercato rifugio, alberi sradicati, edifici danneggiati, interi quartieri allagati. Centinaia di voli sono stati cancellati, lasciando a terra decine di migliaia di viaggiatori.

Quando Ragasa si è avvicinato a Guangzhou, la metropoli più grande della Cina meridionale, milioni di persone sono state evacuate, mentre scuole e aziende hanno chiuso, con danni economici stimati in diversi miliardi di dollari.

Tempeste e inondazioni: sempre più frequenti, sempre più pericolose

Quello del tifone Ragasa non è un caso isolato. Le inondazioni provocate dalle forti piogge e dalle onde oceaniche, oltre alle molte conseguenze del passaggio del tifone, hanno infatti confermato non solo il crescente pericolo legato alla maggiore frequenza delle tempeste in un clima che si riscalda, ma anche l’urgenza per città costiere come Hong Kong di prepararsi ad affrontarle. Una necessità ancora più pressante per una metropoli densamente popolata, dove grattacieli e interi quartieri sorgono lungo la costa o si arrampicano su ripidi pendii.

Ad oggi Hong Kong investe miliardi di dollari locali per mitigare i danni provocati da tempeste sempre più violente. Un impegno cresciuto ulteriormente dopo il 2023, quando una tempesta definita “una volta ogni 500 anni” colpì la città, scaricando piogge torrenziali da record e provocando inondazioni diffuse. Nel quartiere di Wong Tai Sin, a Kowloon, il piano inferiore del centro commerciale Temple Mall North venne completamente sommerso.

La città dispone di squadre di emergenza pronte a liberare gli scarichi durante le tempeste, sensori che monitorano i livelli dell’acqua nelle aree più a rischio, e una rete di canalette e canali di drenaggio delle acque lungo tutte le strade. Nel sito della cava di Anderson Road è stato realizzato il primo lago di raccolta delle acque piovane, mentre i bacini idrici in aree come Kowloon sono stati ottimizzati per gestire meglio lo stoccaggio dell’acqua.

I nuovi sistemi di drenaggio delle acque a Hong Kong

Il Dipartimento dei Servizi di Drenaggio di Hong Kong, che gestisce oltre 2.000 chilometri di condotte del sistema di raccolta delle acque piovane, ha in corso più di dieci grandi progetti di potenziamento della rete. A questi si aggiungono nove sistemi di accumulo temporaneo delle acque e interventi di miglioramento su oltre 50 chilometri di canali.

L’obiettivo è duplice: proteggere persone e beni, e consentire alla città di riprendere le proprie attività quotidiane nel più breve tempo possibile dopo il passaggio delle perturbazioni e gli allagamenti.

In tutti questi interventi, che in forme diverse stanno adottando molte città del mondo, c’è anche una componente legata alla sicurezza sanitaria. Molti centri urbani dispongono infatti di reti fognarie miste, spesso troppo vecchie o sottodimensionate per le esigenze delle metropoli moderne.

Le piogge torrenziali, sempre più frequenti, sovraccaricano questi sistemi, costringendo le autorità a scaricare acqua non trattata e liquami, i cosiddetti “combined sewage overflow” (CSO), nei fiumi e nei laghi vicini, con gravi rischi per la salute pubblica.

Sistemi di raccolta delle acque piovane: gli esempi statunitensi

Washington D.C. è una delle città che più di altre sta investendo per ampliare e rendere più efficienti le proprie reti fognarie e i propri sistemi di drenaggio. Qui Webuild ha realizzato l’Anacostia River Tunnel (ART), parte del sistema di tunnel progettati per aiutare la società idrica locale a ridurre l’inquinamento delle acque dei fiumi Anacostia e Potomac in occasione delle inondazioni che si verificano durante periodi di forti piogge.

Lungo quasi quattro chilometri, il tunnel funziona come un grande serbatoio per le acque piovane, rilasciandole verso l’impianto di trattamento quando le condizioni lo consentono. L’ART può stoccare oltre 38 milioni di galloni (oltre 140 milioni di litri) di acque miste (CSO) durante una singola tempesta, riducendo del 98% l’immissione di acqua inquinata e non trattata nei fiumi.

A Cleveland, dove gli scarichi di acque reflue hanno compromesso la qualità del Lago Erie a causa della proliferazione di batteri, agenti patogeni e inquinanti, Webuild ha costruito il Dugway Storage Tunnel, un sistema che raccoglie e convoglia le acque miste provenienti dalle condotte secondarie e di emergenza. Questa infrastruttura immagazzina fino a 370 milioni di galloni d’acqua ogni anno, che vengono poi trattati una volta cessate le piogge e liberata la capacità degli impianti.

 

Raccolta e trattamento delle acque reflue: la risposta del Medio Oriente

Infrastrutture simili sono state realizzate anche in Medio Oriente, una regione che di norma non è associata a forti piogge.

Ad Abu Dhabi, lo Strategic Tunnel Enhancement Programme ha coordinato lo scavo di un tunnel lungo decine di chilometri per raccogliere le acque reflue sfruttando la forza di gravità e convogliarle verso l’impianto di trattamento di Al Wathba.

Alla guida dei lavori, che hanno visto operare simultaneamente cinque frese meccaniche (TBM), c’era ancora una volta il Gruppo Webuild, oggi leader mondiale proprio nel settore hydro.