I governi devono imparare a spendere meglio le risorse a disposizione, non necessariamente di più. È questa la sintesi dell’ultimo Fiscal Monitor del Fondo Monetario Internazionale. In un tempo in cui i bilanci pubblici sono appesantiti da debiti, e guerre insieme a crisi energetiche contribuiscono all’incremento della spesa degli Stati, l’FMI invita i governi a riorientare la spesa pubblica verso ciò che genera crescita reale: infrastrutture prima di tutto, quindi istruzione, sanità, innovazione.
Non una chiamata generica all’austerità, ma un messaggio di efficienza: ogni euro investito deve produrre valore, e le infrastrutture — fisiche e sociali — sono il motore più potente per far ripartire il PIL (Prodotto Interno Lordo).
Secondo il rapporto, infatti, un aumento degli investimenti sulle infrastrutture pari all’1% del PIL (mantenendo invariata la spesa complessiva) comporta per le economie avanzate una crescita nel lungo termine del PIL pari all’1,5%, che diventa del 3,5% per i Paesi emergenti e in via di sviluppo.
Un messaggio lanciato proprio perché – sempre secondo il Fondo Monetario Internazionale – in Europa la quota della spesa pubblica destinata a investimenti produttivi (che oggi rappresenta circa il 50% del PIL) è in calo. Troppa spesa corrente, poca spesa strutturale.
Il messaggio dell’FMI è tanto economico quanto politico: in una fase in cui la crescita globale rallenta e le disuguaglianze aumentano, solo un’infrastruttura moderna può ridare competitività e fiducia ai Paesi avanzati.
FMI: l’Europa e l’Italia chiamate alla sfida della crescita
In Europa si investono oggi oltre 300 miliardi di dollari l’anno in infrastrutture per i trasporti, un valore destinato a crescere fino a 370 miliardi entro il 2030. Numeri che raccontano una spinta verso la mobilità sostenibile, la digitalizzazione dei collegamenti, la transizione energetica.
Il Next Generation EU, con il suo imponente piano di fondi, ha già assegnato quasi il 40% delle risorse alla trasformazione infrastrutturale del continente: alta velocità ferroviaria, strade, porti, reti elettriche intelligenti.
Una spinta collettiva che anche l’Italia ha raccolto, perché costruire infrastrutture significa costruire futuro. Non solo perché strade, alta velocità o dighe riducono tempi e costi di trasporto, ma perché generano fiducia. Dietro ogni ponte o galleria c’è un investimento collettivo che mette in moto competenze, industria, innovazione. È questo il “moltiplicatore invisibile” di cui parlano economisti e urbanisti, ovvero l’impatto sociale e produttivo delle grandi opere.
In Italia lo si vede nei territori trasformati dalle infrastrutture, costruite e in costruzione:
- le nuove metropolitane di Napoli, Milano e Roma, che incentivano il trasporto sostenibile;
- l’alta velocità ferroviaria in costruzione al Sud, con nuovi collegamenti tra la Campania e la Puglia e la Campania e la Calabria;
- tunnel da record come il Tunnel di Base del Brennero, che diventerà la galleria ferroviaria più lunga del mondo;
- progetti di portata storica come la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina.
A conferma di ciò, l’impatto sulle economie locali delle infrastrutture è stato nei giorni scorsi oggetto di uno studio scientifico dal titolo “Aumentare l’accessibilità tramite il trasporto pubblico migliora l’economia locale: l’effetto di una nuova linea di metro a Roma” condotto da un team di studiosi del Sony Computer Science Laboratories di Roma, del Centro Ricerche Enrico Fermi e dell’Università Sapienza.
Numeri alla mano, lo studio dimostra che nei pressi delle stazioni della linea C (realizzata da Metro C, il Consorzio guidato da Webuild e Vianini Lavori, e tuttora in fase di sviluppo) il benessere così come i posti di lavoro sono aumentati. Nel dettaglio, dal 2019 ad oggi, proprio nei pressi delle stazioni della metropolitana, il numero di attività economiche (principalmente negozi, ristoranti, bar, ecc.) è aumentato dall’1 al 9%, sono stati generati 5.000 posti di lavoro aggiuntivi e un PIL extra di 60 milioni di euro.
La linea C della metropolitana di Roma è una di quelle opere che sta realizzando e realizzerà in futuro il Gruppo Webuild, uno dei leader mondiali nella costruzione di infrastrutture complesse, oggi impegnato su numerosi cantieri sparsi su tutto il territorio italiano.
Evolutio all’Ara Pacis: quando il progresso attraverso le infrastrutture diventa racconto
Proprio il racconto dell’Italia, del suo passato e del suo presente, ma soprattutto di quanto le infrastrutture abbiano influito sulla crescita sociale ed economica del Paese (messaggio analogo a quello lanciato dall’FMI) è al centro della Mostra Evolutio, ideata e organizzata dal Gruppo Webuild al Museo dell’Ara Pacis di Roma.
In uno dei luoghi simbolo della pace e del progresso dell’antica Roma, il Gruppo racconta 120 anni di infrastrutture come motore dell’evoluzione di popoli e territori. Questo attraverso un percorso espositivo multimediale e immersivo, costruito come un viaggio dentro il tempo: dalle dighe che hanno portato acqua ed energia, ai ponti che hanno unito persone e regioni, fino alle metropolitane e alle grandi opere di mobilità sostenibile che stanno ridisegnando le città del futuro.
Le sale si animano di luci, immagini e suoni. C’è un senso di movimento continuo: l’idea che ogni infrastruttura sia parte di un organismo vivo, che respira e cresce insieme alle persone.
Il Fondo Monetario Internazionale invita i governi a riorientare la spesa verso infrastrutture che generano valore. Webuild, con Evolutio, mostra cosa accade quando quelle infrastrutture diventano realtà: economie che si rimettono in moto, territori che si collegano, persone che beneficiano di migliori standard di vita.