Dighe foranee: i giganti sostenibili che ridisegnano i traffici marittimi nel mondo

Dal porto di Genova a Rotterdam, scopri il ruolo strategico delle dighe foranee per il trasporto navale a livello globale e per la sostenibilità ambientale.

Alle prime luci del giorno, nello spicchio di mare che affaccia sul porto di Genova, il tredicesimo cassone scivola lentamente verso i fondali del Mar Ligure, profondi 50 metri.

Sessantasette metri di lunghezza, trenta di larghezza, trentatré di altezza: una cattedrale di cemento armato che scompare nel blu in un’operazione che dura quasi un giorno intero. Sei pompe lavorano in sincronia per riempire di acqua le camere interne del cassone e guidarne la discesa fino al fondo del mare.

È il cassone più grande mai costruito in Italia, realizzato per la Nuova Diga Foranea di Genova, un’opera lunga oltre sei chilometri, composta da oltre 100 elementi affondati uno accanto all’altro. Dietro la spettacolarità dell’affondamento c’è la precisione di un processo industriale: i cassoni vengono infatti costruiti sopra una barge semisommergibile, completati in galleggiamento e poi varati.

Il risultato è la realizzazione, un pezzo alla volta, di una barriera invisibile ma vitale, che proteggerà il porto di Genova dalle mareggiate, consentendo l’ingresso delle navi più grandi al mondo e aprendo la strada a un futuro logistico più sostenibile.

Nuova Diga Foranea di Genova: un’architettura tra mare e ingegneria

La storia del porto di Genova, dove il Consorzio PerGenova Breakwater guidato da Webuild sta realizzando quella che diventerà la diga foranea più profonda d’Europa, è la storia di un’infrastruttura strategica che, in ogni parte del mondo, è divenuta un elemento centrale per la logistica dei traffici marittimi.

Le dighe foranee hanno infatti il compito di difendere i porti dalle onde e dai venti, stabilizzare i fondali, creare nuovi spazi portuali. Oggi le più avanzate sono costruite con cassoni cellulari in calcestruzzo armato (proprio come la diga di Genova), enormi moduli prefabbricati che vengono affondati e allineati con precisione millimetrica. Ciascun cassone può pesare fino a 30.000 tonnellate e contenere migliaia di metri cubi d’acqua, dando vita a un equilibrio dinamico tra galleggiamento e gravità.

Se un tempo le dighe erano cumuli di massi naturali, oggi sono organismi ingegneristici complessi, pensati per resistere a onde di dieci metri, terremoti, aumento del livello del mare e variazioni di pressione dovute al cambiamento climatico. Sono soluzioni adottate proprio da quelle città che hanno scelto il trasporto navale come una delle leve di sviluppo regionale, ma anche nazionale.

Rotterdam: la diga foranea che protegge la porta d’Europa

Nessun porto ha cambiato tanto il rapporto tra città e mare quanto Rotterdam. Qui, alla foce del Reno e della Mosa, sorge il Maeslantkering, una delle più imponenti barriere mobili del pianeta: due bracci d’acciaio lunghi 210 metri ciascuno che, in caso di tempesta, si chiudono come una gigantesca chiusa meccanica per difendere il porto e l’intera Olanda meridionale.

A monte, la diga foranea di Europoort disegna un sistema di cassoni modulari e frangiflutti che proteggono la più grande piattaforma logistica d’Europa. Il risultato è una combinazione di ingegneria e resilienza al punto che Rotterdam è ormai considerato un laboratorio mondiale di infrastrutture adattive al mare, dove ogni diga è parte di un ecosistema urbano.

Tokyo Bay: la barriera che resiste ai terremoti

A migliaia di chilometri di distanza, nella baia di Tokyo, si erge una delle dighe foranee più profonde e complesse del pianeta.

Costruita per proteggere il porto e la città dagli tsunami e dai tifoni, si estende per oltre 11 chilometri, con cassoni alti più di 40 metri e basamenti antisismici capaci di resistere a onde di magnitudo 8. Ogni elemento è stato prefabbricato a terra e trainato fino al punto di posa, dove sommozzatori e droni sottomarini hanno controllato l’allineamento al centimetro.

La diga di Tokyo è un monumento alla precisione giapponese, un’opera che dimostra come l’ingegneria marittima sia diventata parte integrante della difesa civile e urbana.

Hong Kong e Singapore: città costruite sul mare

A Hong Kong, la diga foranea dell’isola artificiale di Chek Lap Kok, che ospita l’aeroporto internazionale, rappresenta una delle sfide più ardite dell’ingegneria contemporanea. La barriera è lunga 13 chilometri e realizzata con cassoni prefabbricati e scogliere artificiali, che hanno permesso di “ricreare” un’isola intera nel cuore del delta del Fiume delle Perle.

La stessa logica si ritrova a Singapore, dove la necessità di spazio ha spinto il Paese a costruire dighe multifunzionali, ovvero capaci insieme di difendere dal mare, produrre energia, ospitare strade o giardini sospesi. La Marina Barrage, lunga 350 metri, regola il livello dell’acqua, evita le inondazioni e fornisce una considerevole riserva idrica alla città.

Dighe foranee e cambiamento climatico: una nuova frontiera globale della sostenibilità ambientale

L’innalzamento del livello del mare e l’aumento delle tempeste costiere stanno riportando le dighe foranee al centro della pianificazione urbana.

Secondo la Banca Mondiale, entro il 2050 oltre 800 milioni di persone vivranno in aree costiere a rischio di inondazione. I porti, che gestiscono il 90% del commercio mondiale, sono in questo senso le infrastrutture più esposte.

Ecco perché si parla sempre più spesso di “marine megastructures”, opere che integrano funzioni di difesa, logistica ed energia. Dighe che diventano moli, piattaforme per turbine eoliche, persino habitat artificiali per la fauna marina.

La sfida è quindi costruirle riducendo l’impatto ambientale, utilizzando calcestruzzi a basse emissioni, acciai riciclati e processi costruttivi digitalizzati, proprio come sta avvenendo per la Nuova Diga Foranea di Genova.

Genova: innovazione italiana tra sostenibilità e traffici marittimi

In questo scenario globale, la Nuova Diga Foranea di Genova è un caso emblematico di innovazione applicata al mare. Realizzata dal Consorzio PerGenova Breakwater guidato da Webuild, l’opera rappresenta un laboratorio di tecniche costruttive che uniscono ingegneria marittima, sostenibilità e digitalizzazione.

I cassoni vengono realizzati interamente in porto, riducendo il trasporto marittimo e le emissioni, e affondati con un sistema di controllo remoto che utilizza sensori GPS e modelli digital twin per verificare ogni fase.

La nuova diga di Genova consentirà l’accesso a navi container fino a 400 metri di lunghezza e offrirà al porto una protezione dalle mareggiate che, con il surriscaldamento globale, sono sempre più intense e frequenti. Una diga che – proprio per le sue caratteristiche – non difende soltanto Genova, ma ridisegna il ruolo dell’Italia nei traffici marittimi del Mediterraneo.