Autostrade moderne, edilizia urbana, impianti idrici, treni ad alta velocità. Sono le infrastrutture a guidare la crescita del Sud Italia e lo fanno anche grazie al traino dei fondi del PNRR.
L’ultima Relazione del Governo italiano sull’impiego delle risorse del NextGenerationEu presentata al Parlamento il 31 marzo scorso rivela infatti che, al 31 dicembre del 2024, il 40,8% delle risorse previste dal PNRR sono state stanziate per finanziare progetti nel Mezzogiorno per un valore complessivo di 59,3 miliardi di euro, un dato che da un lato dimostra l’impegno per l’Italia meridionale e dall’altro spiega l’accelerazione che proprio queste regioni hanno registrato negli ultimi mesi in tema di sviluppo e crescita.
Sud Italia più veloce del Nord: il merito è dei trasporti e delle nuove linee ferroviarie
La notizia l’ha data lo SVIMEZ (l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) ed è di quelle che lasciano stupiti. Nel 2024 (e per il secondo anno consecutivo), l’economia del Mezzogiorno è cresciuta più della media del Nord, mettendo a segno un tasso dello 0,9% contro lo 0,7%, delle regioni tradizionalmente più ricche e industrializzate.
Una crescita che dipende in larga misura proprio dall’impatto dei fondi del PNRR, investiti principalmente nello sviluppo delle infrastrutture.
«In media – si legge nel rapporto SVIMEZ – circa tre quarti della crescita del Pil del Mezzogiorno nel triennio è legata alla capacità di attuazione degli investimenti del Piano, a fronte di circa il 50% nel resto del Paese».
Una volta confermata la corsa del Sud Italia, lo SVIMEZ si concentra sugli acceleratori di questa corsa e individua tra i principali driver proprio le infrastrutture.
«La crescita più sostenuta del Mezzogiorno – si legge ancora nel Rapporto – è dovuta a una più robusta dinamica degli investimenti in costruzioni (+4,9% contro il 2,7% del resto del Paese) trainati dalla spesa in opere pubbliche del PNRR».
A guidare questa crescita sarebbe in particolare il volano attivato dalla costruzione delle grandi opere pubbliche, a partire dalle ferrovie che da Napoli a Reggio Calabria, da Bari fino a Palermo stanno ridisegnando le ambizioni e i modelli di trasporto del Sud Italia.
L’alta velocità ferroviaria corre verso il Sud Italia
Oggi il Gruppo Webuild è impegnato su 19 grandi progetti infrastrutturali nelle regioni del Sud Italia, che impegnano 8.100 persone (tra diretti e indiretti), oltre a coinvolgere 5.400 fornitori. Si tratta di opere attese da anni come l’alta velocità ferroviaria, commissionata a Webuild da Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane), che collegherà Napoli con Bari, quella che raggiungerà Reggio Calabria o ancora la linea ferroviaria a doppio binario tra Catania e Palermo.
Alcuni di questi progetti sono stati finanziati con fondi del PNRR. Tra questi ci sono anche l’alta velocità/alta capacità Salerno-Reggio Calabria e Napoli-Bari, che proprio in queste settimane sono interessate da lavorazioni di particolare rilievo.
Verso la fine di marzo, in uno dei lotti della Napoli-Bari ed esattamente la tratta Napoli-Cancello, lunga 15,5 chilometri, è stata ultimata la posa dei primi due chilometri di binario. Più avanti, lungo la stessa tratta, è stato completato il 60% della galleria Casalnuovo dove utilizzando lo scavo iperbarico, che aumenta la pressione dell’aria all’interno del tunnel per evitare allagamenti causati dalla falda freatica.
Più a Sud, nei cantieri della linea Salerno-Reggio Calabria, Webuild e i suoi partner in joint venture hanno varato la più grande TBM (Tunnel Boring Machine) d’Europa. Battezzata col nome di Partenope, la talpa meccanica per gallerie è lunga 130 metri e pesa circa 4.000 tonnellate, con una testa fresante del diametro di 13,46 metri.
Una volta completate, le due ferrovie entreranno a far parte della Rete Transeuropea di Trasporto (TEN-T), progettata per favorire l’integrazione e i collegamenti tra gli Stati membri dell’UE, ridurre le emissioni di CO2 incrementando il trasporto ferroviario (o trasporto su rotaia) anziché su strada e migliorare la competitività dell’economia dell’Unione.