Il 27 dicembre scorso è stato il giorno del suo viaggio inaugurale. Un tracciato lungo 91 chilometri che collega le città di Pechino e Xiong’an compiuto dai nuovi treni ad una velocità massima di 350 km/h. Treni proiettile che corrono su una linea costruita durante i mesi più duri del Covid-19, in una Cina blindata per evitare la diffusione del contagio.
Lavori spacchettati in due tranches: la prima terminata il 30 settembre del 2019 (prima dell’esplosione della pandemia) quando è stato completato il collegamento tra la Beijing West Railway Station e l’aeroporto internazionale di Daxing; la seconda conclusa nel dicembre scorso che rappresenta il completamento dell’opera, il suo termine ideale nel capolinea di Xiong’an, la città spuntata nel nulla progettata per diventare nel giro di pochi anni una smart city sostenibile e innovativa.
La Cina continua così a investire nell’alta velocità sulla scia di quanto stanno facendo altre grandi economie mondiali, convinte che il trasporto veloce e sostenibile possa essere una delle più efficaci strade di sviluppo per il futuro. Accade questo in Inghilterra, dove è in corso il progetto di costruzione di un’alta velocità dal Sud al Nord del Paese, in Italia, dove sono aperti cantieri al Nord come al Sud per completare i corridoi europei TEN-T, e naturalmente negli Stati Uniti dove il Gruppo Webuild parteciperà alla realizzazione del primo treno ad alta velocità in Texas, destinato a collegare le città di Dallas e Houston.
Il viaggio verso Xiang’an
Il viaggio inizia da Pechino, megalopoli da 21 milioni di abitanti. Un viaggio lampo consumato in meno di 50 minuti nel corso dei quali il panorama fuori dai finestrini è quello delle terre umide a Sud Ovest della capitale. Diciassette treni al giorno, ognuno dei quali in grado di trasportare fino a 600 persone per una nuova linea che permette di dimezzare i tempi necessari per coprire una distanza di circa 100 chilometri.
Il treno diventa così pioniere, testimone di civiltà e innovazione lì dove il futuro è ancora un cantiere. Nel cantiere di Xiong’an la Cina si mette alla prova sulla sostenibilità: nel paese delle grandi metropoli, dell’industrializzazione massiccia e dell’inquinamento diffuso, la sfida adesso è quella di costruire un nuovo modello di sviluppo “green”.
Questo è il senso di Xiong’an, la città progettata sulla carta per essere smart, non inquinante, ispirata ai modelli di convivenza tipici delle metropoli più moderne del Nord Europa.
Nell’ambito di questa grande sfida, l’Intercity Railway è la prima infrastruttura strategica realizzata che collega la Xiong’an New Area con Pechino e con il resto del paese. Il suo contributo non è quindi limitato al collegamento tra le due città, ma punta a diventare un acceleratore di sviluppo dell’area Pechino-Tianjin-Hebei, dando vita così a un altro enorme cluster produttivo sulla scorta di quanto la Cina ha fatto già nello Yangtze.
La città del futuro per una Cina sostenibile
Secondo alcuni osservatori quello di Xiang’an è un esperimento storico. La prova che la Cina ha imboccato la strada della trasformazione produttiva, passando dall’essere il primo responsabile nell’emissione di gas serra a uno dei campioni mondiali nella produzione di tecnologie verdi.
Il senso dell’operazione Xiang’an viene spiegato bene dall’architetto spagnolo Vicente Guallart che è stato incaricato di progettare uno dei quartieri della nuova città.
«Stiamo superando una terribile pandemia – ha spiegato Guallart – e proprio questo è il momento di sposare nuovi principi ecologici che permettano di mettere insieme umanità e natura».
«We are finishing a pandemic and now is a moment to ratify how we are going to live with new ecological principles to merge humanity and nature.»
Tradotto nella pratica, i cantieri di Xiang’an sono ancora in movimento per arrivare a dar vita entro il 2030 a una metropoli da 2,5 milioni di abitanti dove abitazioni e imprese lavorino solo con energia pulita e dove i trasporti vengano assicurati attraverso veicoli elettrici e mobilità sostenibile.
Edifici di legno e droni, la lezione verde di Xiang’an
Trasporti, socialità, lavoro, tempo libero. Nella città del futuro ogni cosa non sarà più come prima. O meglio, cambieranno gli strumenti per muoversi, lavorare, interagire. Un cambiamento operato in nome della sostenibilità e dell’innovazione. Così, nei quartieri in costruzione la maggior parte delle abitazioni saranno realizzate in legno, con spazi già previsti per lo smart working in casa. Gli edifici saranno tutti dotati di pannelli solari e di terrazze dove far atterrare i droni, che saranno utilizzati per assicurare la maggior parte delle consegne.
È qui, tra i quartieri avveniristici di Xiong’an, che il governo cinese vuole aprire nuovi ospedali, università, e aprire le sedi delle aziende di stato così come delle imprese tecnologiche. Tra queste un centro per l’innovazione finanziaria sostenuto dal Regno Unito con un investimento di 11 miliardi di sterline, oltre alle sedi delle tre principali aziende tecnologiche cinesi: Baidu, Alibaba e Tencent. Nel complesso, secondo Morgan Stanley la città attrarrà investimenti per 380 miliardi di dollari.
Annunciata dal Presidente cinese Xi Jinping nell’aprile del 2017, Xiong’an dovrebbe essere la prima di 500 nuove città che saranno costruite nel paese rimodulando il concetto di smart city, e che dovranno diventare lo strumento principale per abbattere il terribile inquinamento atmosferico, presente soprattutto nella provincia di Hebei, al Nord della Cina.
Un nuovo esperimento urbano, non troppo lontano da quello compiuto 40 anni fa, quando Deng Xiaoping lanciò l’idea di realizzare una grande città sul lago Balyandgian, abitato allora solo da famiglie di pescatori. Quarant’anni dopo, al posto di quel villaggio di pescatori, sorge la megalopoli di Shenzhen, 20 milioni di abitanti concentrati in uno degli hub economico-finanziari più potenti della Cina. Un esperimento riuscito che offre solide aspettative per il successo futuro di Xiong’an.