«Le sue torri titaniche afferrano il fondale oceanico. Le sue grandi braccia d’acciaio collegano una costa all’altra. L’imponente compito è fatto!». Joseph B. Strauss aveva tutto il mondo contro. Oggi – a 88 anni di distanza – quelle parole dell’ingegnere “padre” del Golden Gate Bridge di San Francisco, pronunciate all’inaugurazione di quella monumentale opera, risuonano come un inno al coraggio e alla visione.
Quando nel 1930 Strauss presentò il progetto del ponte sospeso che avrebbe collegato San Francisco a Marin County, venne accolto con scetticismo, derisione e aperta ostilità. Gli dissero che non si poteva fare, che i venti e le correnti dell’Oceano Pacifico avrebbero distrutto qualsiasi struttura, che il costo era troppo alto, che sarebbe stato inutile. Fin dalle prime battute, l’ingegnere sembra avere tutti contro, cittadini, istituzioni, gruppi di interesse.
Golden Gate Bridge: una sfida contro tutti
Le critiche al ponte di San Francisco furono feroci.
Le compagnie di traghetti, che controllavano il trasporto sulla baia, temevano di perdere il loro monopolio e fecero di tutto per bloccare l’opera. Sulle prime lanciarono campagne pubblicitarie anti ponte, sollevando dubbi sulla sua sicurezza. Non riuscendo a bloccare l’iter del progetto, ingaggiarono una lunga battaglia legale con 2.307 denunce e ricorsi contro l’opera, culminati con un ricorso alla Corte Suprema.
Alla fine, però, i giudici diedero ragione ai progettisti e la Southern Pacific-Golden Gate Ferries (la compagnia che controllava il transito dei traghetti nella baia) dovette battere in ritirata.
Questa marcata ostilità non fu l’unica che i sostenitori del ponte dovettero affrontare. In molti sostenevano, infatti, che il Golden Gate fosse tecnicamente impossibile da realizzare, soprattutto per le condizioni climatiche avverse di quell’area.
Agli scettici si aggiunsero i gruppi ambientalisti che denunciarono l’impatto sul paesaggio, sugli ecosistemi marini e sul volo degli uccelli. Persino i militari si opposero, convinti che il ponte sospeso potesse diventare un bersaglio strategico in caso di guerra.
In molti, insomma, ripetevano la stessa frase: «Non si farà mai!».
Il referendum e la decisione affidata al popolo
Il progetto del Golden Gate Bridge sembrava destinato a restare l’idea folle di un costruttore e di un minuscolo gruppo di sostenitori, anche perché l’America era in piena Grande Depressione e non era certo facile trovare quei 35 milioni di dollari con i quali Strauss prometteva di realizzare il ponte sospeso, a fronte di stime contrarie che superavano i 100 milioni.
Tuttavia, secondo le regole-non-scritte che hanno dato vita al sogno americano, e malgrado una strenua opposizione, le banche annunciarono la disponibilità a sostenere finanziariamente la costruzione dell’opera, a patto però che i cittadini si impegnassero a sottoscrivere un bond che di fatto si sarebbe tradotto in un’ipoteca sulle loro case, officine, fattorie.
A quel punto tutte le forze contrarie alla costruzione dell’opera si riunirono nel comitato “Taxpayers Committee against the Golden Gate” e l’amministrazione cittadina decise che l’unica soluzione sarebbe stata quella di affidare la decisione finale ai cittadini stessi.
Venne così indetto un referendum e il 4 novembre del 1930 gli elettori delle sei contee interessate dal ponte vennero chiamati a rispondere alla domanda se fossero disposti ad ipotecare le loro case per la costruzione dell’infrastruttura. Al termine dello spoglio, i “sì” vinsero con 145mila voti contro i 46mila del “no”. Il ponte sarebbe stato costruito con fondi privati, garantiti dai cittadini attraverso bond che sarebbero stati estinti solo nel 1971.
La costruzione del ponte sospeso simbolo di San Francisco
I lavori per la costruzione del ponte di San Francisco iniziarono il 5 gennaio 1933, seguendo un progetto che frantumava un record dopo l’altro.
Il ponte sospeso più lungo del mondo, per i suoi 2.737 metri di lunghezza complessiva e per la sua campata centrale di 1.280 metri. Per non parlare dell’altezza mai raggiunta prima dalle torri (227 metri sopra l’acqua), la larghezza di 27 metri, il suo peso (382 milioni di chili, esclusi gli ancoraggi in cemento, più pesante dell’Empire State Building).
E, ancora, la lunghezza del cavo principale (2.332 metri) e la composizione stessa di ogni cavo, fatta da 27.572 fili che, se venissero stesi uno dopo l’altro, avvolgerebbero la Terra più di tre volte.
La gigantesca infrastruttura di color “International Orange”, dal tono rossiccio ispirato alla prima vernice antiruggine usata per proteggere le lastre d’acciaio, è diventata il ponte sospeso simbolo di San Francisco. Un’icona che, secondo il rapporto 2024 del National Park Service, è stata visitata da 15 milioni di persone, con ricavi per 1,5 miliardi di dollari, che hanno supportato 13.150 posti di lavoro nell’area e prodotto benefici economici pari a 2 miliardi per le comunità locali. Cifre cui vanno aggiunti gli incassi per oltre 150 milioni dal pedaggio dei 40 milioni di autoveicoli che attraversano il ponte ogni anno, più di 110mila al giorno.
L’intera area attorno al Golden Gate Bridge, l’antico nome della baia sovrastata dal ponte, si è sviluppata negli anni con un turismo che la pone ai primi posti delle mete più visitate da tutto il mondo, e la principale destinazione turistica della California.
Secondo i dati del “Golden Gate Bridge, Highway, and Transportation District”, oltre al traffico veicolare sul ponte, i traghetti hanno trasportato nel 2024 oltre due milioni e mezzo di passeggeri, mentre altri 6 milioni di passeggeri si sono avvalsi di autobus per raggiungere il ponte.
Oggi nessuno dubita che il ponte sospeso che non avrebbe mai dovuto vedere la luce si sia rivelata invece uno dei migliori investimenti infrastrutturali della storia americana. Guardando alla storia del Golden Gate viene immediato un parallelismo con il Ponte sullo Stretto di Messina, che Webuild si appresta a costruire.
Davanti al disegno di grandi opere complesse c’è sempre l’istinto a indietreggiare, a meno che non prevalga il coraggio e la visione, e nel caso del Golden Gate Bridge, l’esempio di come costruire l’impossibile significhi trasformare lo scetticismo in sviluppo, i limiti in opportunità, e un sogno in un beneficio duraturo.