La Biennale Architettura di Venezia diventa un’occasione per sensibilizzare il mondo dell’architettura e dell’ingegneria sulla crisi idrica e sul ruolo degli impianti di dissalazione come risposta alla scarsità d’acqua nel mondo.
Alla 19a Mostra Internazionale di Architettura (10 maggio – 23 novembre) curata da Carlo Ratti, Direttore del Senseable City Lab del MIT di Boston, ha dato il suo contributo anche il Gruppo Webuild per offrire una risposta al tema di quest’anno, ovvero l’intelligenza nelle sue tre forme: l’intelligenza dell’uomo, quella artificiale e quella della natura.
All’inaugurazione della mostra è stata presentata al pubblico internazionale una installazione premiata con il “Leone d’oro” per la migliore partecipazione alla Biennale, che lancia un messaggio proprio sul tema del trattamento e del riuso dell’acqua: un impianto che utilizza una delle tecnologie dei grandi dissalatori, l’osmosi inversa, per trattare l’acqua della Laguna per uno scopo inedito ossia trasformare l’acqua salata, non potabile dei canali di Venezia in acqua filtrata e purificata adatta anche per fare un caffè. È questa l’idea dietro allo Special Project “Canal Cafè”, l’iniziativa supportata dal Gruppo Webuild e dalla sua controllata Fisia Italimpianti, curata da Carlo Ratti, e progettata da Diller Scofidio + Renfro in collaborazione con Natural Systems Utilities, SODAI, Aaron Betsky e Davide Oldani.
Il progetto, implementato grazie alle competenze del Gruppo Webuild e della sua controllata Fisia Italimpianti – che con i dissalatori già realizzati è oggi in grado di coprire il fabbisogno idrico di oltre 20 milioni di persone – è la dimostrazione di come le sfide ambientali come la scarsità di acqua possano essere trasformate in opportunità per la vita quotidiana.
La scelta di presentarsi a un evento internazionale dedicato all’architettura e all’ingegneria con un progetto dedicato alla dissalazione punta a sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni sulla centralità della risorsa idrica e sul ruolo che proprio i dissalatori potrebbero avere per risolvere il problema sempre più drammatico della crisi idrica.
Non solo Biennale di Venezia: il mondo sceglie la dissalazione contro la crisi idrica
Dalla Penisola Arabica alla Spagna, da Israele all’India fino all’Australia, sono sempre di più i paesi nel mondo che stanno puntando sulla dissalazione come strumento per assicurare l’approvvigionamento dell’acqua potabile, sfruttando una risorsa pressoché inesauribile, ovvero il mare.
In Australia, la città di Melbourne viene rifornita ogni anno con 150 miliardi di litri di acqua (il 30% del suo fabbisogno complessivo) dal Victorian Desalination Plant, un impianto di desalinizzazione realizzato a 84 chilometri di distanza dalla città.
Il grande impianto australiano prende spunto dalle infrastrutture realizzate negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita, alla cui costruzione ha preso parte la controllata di Webuild, Fisia Italimpianti. Uno di questi è il Jebel Ali Desalination Plant di Dubai, dotato di otto unità di dissalazione (ancora oggi tra i più grandi al mondo), ognuna delle quali in grado di produrre 80.000 metri cubi al giorno di acqua potabile.
In Arabia Saudita, l’impianto di Ras Al Khair produce parte dell’acqua potabilizzata necessaria alla capitale Riyadh, acqua che viene trasportata in città attraverso una rete di tubazioni lunga 535 chilometri; mentre l’espansione del progetto Shoaiba III (alla quale ha preso parte anche Fisia Italimpianti), ha dato vita a un impianto capace di produrre 250.000 metri cubi di acqua al giorno utilizzati per garantire acqua potabile a 1 milione di persone residenti tra La Mecca, Jeddah e Taif.
Scarsità idrica: la siccità in Italia e la risposta affidata ai dissalatori
Nonostante gli evidenti problemi legati alla scarsità idrica, l’Italia è ancora molto indietro nel cercare una soluzione efficace e duratura. Sul tema della dissalazione, attualmente sul territorio italiano sono attivi 340 impianti di desalinizzazione di dimensioni ridotte, che insieme rappresentano appena lo 0,1% del prelievo nazionale di acqua dolce e la maggior parte dei quali è al servizio del settore industriale.
Il PNRR, da parte sua, ha previsto lo stanziamento di 4,3 miliardi di euro da destinare alle infrastrutture idriche, ma ad oggi manca ancora una programmazione dedicata alla realizzazione di nuovi impianti di desalinizzazione. Questo nonostante la crisi idrica sia evidente e sempre più grave. Secondo l’Istat, infatti, nel periodo 2001-2020 la durata dei periodi di siccità in Italia è aumentata del 34% rispetto al periodo 1961-1990.
Un trend che si è confermato anche negli ultimi cinque anni, quando alcune regioni, soprattutto nel sud del paese, hanno vissuto crisi idriche gravissime. È il caso delle città siciliane Agrigento, Catania e Trapani o di alcune aree della Calabria per le quali è stato dichiarato lo stato di emergenza idrica.
La costruzione di nuovi impianti di desalinizzazione, capaci di utilizzare l’acqua del mare restituendo acqua potabile, offrirebbe una risposta determinante alla carenza della risorsa idrica, proprio come accaduto in tantissimi altri paesi del mondo che hanno scelto di adottare questa tecnologia.