Nei vicoli del centro di Napoli e sul lungomare che abbraccia il Golfo si respira ancora l’aria della festa. La SSC Napoli ha vinto il quarto scudetto del campionato nazionale di calcio, una vittoria che sin dai tempi di Diego Armando Maradona trasforma la città in un grande palcoscenico di gioia condivisa.
E insieme alle gioie del presente, gli sguardi del capoluogo campano sono già rivolti al futuro e al 2027, quando proprio nella città partenopea si svolgerà l’America’s Cup (anche nota come Coppa America), che per la prima volta arriva in Italia.
Per Napoli la più prestigiosa competizione velica al mondo rappresenta un volano per l’economia, il turismo e la rigenerazione urbana, settori in cui la città sta già investendo da qualche tempo attraverso una trasformazione profonda della sua immagine, in Italia e nel mondo.
L’America’s Cup come spinta alla rigenerazione urbana e al rilancio di Bagnoli
Prima ancora dell’avvio della regata velica, il primo impatto della prossima America’s Cup sulla vita di Napoli sarà quello economico. Secondo le stime del Centro Studi Unimpresa, ospitare la competizione potrebbe generare un ritorno economico complessivo di circa 700 milioni di euro nell’immediato, con un potenziale di 1-2 miliardi di euro nei successivi 5-10 anni.
Per assistere alla Coppa America si prevede infatti l’arrivo di circa 1,7 milioni di visitatori durante i due mesi dell’evento, con una spesa stimata di quasi 370 milioni di euro. A questi vanno aggiunti 70 milioni legati all’organizzazione e 22 milioni per la logistica delle squadre partecipanti.
Gli investimenti pubblici e privati, tra bonifiche, infrastrutture portuali e aree dedicate ai fan, aggiungerebbero al monte spese a beneficio della città altri 165 milioni di euro, con un intervento specifico nella zona di Bagnoli, l’ex-area industriale che è stata scelta come sede principale dell’evento. Proprio la scelta di questa location risponde all’esigenza della riqualificazione urbanistica, con interventi che potrebbero trasformarla in un polo turistico e culturale di rilievo.
Una città che rinasce grazie alle infrastrutture per la mobilità sostenibile
Oltre all’euforia dettata dalle vittorie sportive, così come all’impatto assicurato dai grandi eventi, la rinascita di Napoli passa anche attraverso lo sviluppo delle sue infrastrutture, in particolare quelle di mobilità urbana.
Proprio i visitatori che arriveranno in aereo potranno infatti beneficiare della nuova stazione della metropolitana di Napoli, Capodichino, che collegherà direttamente l’aeroporto internazionale con il centro della città.
Progettata dallo studio RSHP di Londra e realizzata in consorzio dal Gruppo Webuild (leader) con Moccia Irme, la stazione di Capodichino ha la struttura di un grande cilindro cavo, profondo quasi 50 metri, con otto ascensori centrali e quattro scale elicoidali, che risaliranno lungo la superficie del cilindro. La copertura metallica, ispirata a un hangar, è composta da profili tubolari in acciaio blu e arancione.
Una volta inaugurata, la stazione servirà circa 15 milioni di passeggeri all’anno, collegando porto, aeroporto di Napoli e rete ferroviaria ad alta velocità in soli nove minuti. Questo progetto rappresenta un passo fondamentale verso una mobilità sostenibile e integrata per la città.
Così come la stazione Capodichino, tutta la metropolitana di Napoli è strategica per il trasporto urbano in una città dove il traffico è davvero intenso. Una rete metropolitana che è stata trasformata in larga parte in un’opera d’arte, come dimostrano le 20 “Stazioni dell’Arte“, divenute un simbolo capace di combinare funzionalità e bellezza.
Da Capodichino a stazione Toledo: in viaggio tra reperti archeologici, arte contemporanea e bellezza
Per i visitatori che raggiungono Napoli da ogni parte del mondo, ma anche per qualunque cittadino napoletano, il viaggio tra le stazioni della Linea 1 e della Linea 6 della metropolitana equivale a un’esperienza unica.
La stazione Neapolis della Linea 1, ad esempio, è “un piccolo ambiente museale” del Museo archeologico nazionale di Napoli, perché ospita i reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi per la realizzazione della metro e risalenti a vari periodi, dall’età imperiale del III secolo d.C. a quella bizantina del VII secolo, fino all’età aragonese del XV secolo.
Lungo queste linee brilla anche l’arte contemporanea perché qui si trovano veri e propri musei sotterranei con circa 200 opere di designer e architetti di fama mondiale.
Molte di queste spettacolari stazioni sono state realizzate dal Gruppo Webuild: dalla pluripremiata Toledo a Università, Dante, Museo, Materdei, San Pasquale, e Monte Sant’Angelo che si trova invece sulla Linea 7 e che presto sarà aperta al pubblico.
La stazione metro Toledo, ad esempio, un omaggio alla luce e al mare, è stata disegnata dall’architetto catalano Oscar Tusquets Blanca e definita dalla CNN come la più bella al mondo. La stazione San Pasquale, inaugurata nel 2024, è stata progettata dall’architetto italo-sloveno Boris Podrecca e da lui stesso definita “una vertiginosa discesa a mare”: l’interno della stazione ha una struttura su cinque livelli, lunga 100 metri e alta 35 metri, e pensato come un relitto posato sul fondo del mare di Parthenope, mentre i pannelli di colore blu dell’artista austriaco Peter Kogler simulano il movimento delle onde.
Per realizzare queste stazioni della metropolitana sono state condotte approfondite indagini archeologiche, che hanno permesso di riportare alla luce le bellezze del passato. Solo nella stazione Museo sono stati realizzati scavi archeologici per 4 mila metri cubi; 14.300 metri cubi di scavi nella stazione Università e 9.600 metri cubi nella stazione Toledo.
Un viaggio nel passato che oggi si intreccia con il futuro della città, al centro di un vero e proprio rinascimento anche grazie ai grandi eventi, che stanno contribuendo ad accelerare quel processo di sviluppo avviato ormai da anni.