Cos’hanno in comune il San Siro Stadium di Milano, il Camp Nou di Barcellona, il Santiago Bernabéu di Madrid o ancora l’Emirates Stadium di Londra? Sicuramente le emozioni che sprigionano, ma allo stesso tempo anche la loro assoluta bellezza, la forma e la modernità che si intrecciano per trasformare una struttura in cemento armato in un luogo sacro per gli amanti dello sport. Negli ultimi anni proprio gli stadi di calcio hanno subito un profondo processo di rinnovamento. Tra i più iconici, alcuni sono stati ricostruiti, molti altri sono stati modernizzati. Le strutture sportive di nuova concezione devono infatti rispondere a determinati criteri di sostenibilità: la riduzione dei consumi energetici, la capacità di diventare fornitori di servizi che vanno oltre la semplice partita, l’inclusione, l’innovazione tecnologica.
Partendo da questi principi sono nati stadi ultra moderni come quelli che hanno ospitato i Mondiali 2022 del Qatar: l’Al Bayt, per esempio, costruito dal Gruppo Webuild con la forma di una tenda beduina, capace di ospitare 60mila spettatori, è stato progettato per essere in parte smontato al termine della manifestazione sportiva.
Spostandoci in Europa, lo stadio del Tottenham, ricostruito con un investimento di 870 milioni di euro, offre agli spettatori sedili riscaldati, un tunnel di vetro sotto gli spalti per seguire i giocatori prima che entrino in campo, un percorso panoramico sul tetto dell’arena. Il Santiago Bernabéu di Madrid è stato modernizzato con un investimento di quasi un miliardo di euro (nuova copertura e prato completamente rifatto e semovibile). Anche il Barcellona, un altro tra i club più titolati al mondo, ha deciso di ristrutturare il vecchio Camp Nou, che prenderà il nome di Spotify Camp Nou.
Proprio il concetto di preservazione di un patrimonio storico e culturale anima oggi molti dei progetti di rinnovamento di questi templi dello sport. E tra questi c’è anche uno dei più conosciuti al mondo: lo stadio San Siro di Milano, la “Scala del calcio”.
Lo stadio San Siro rinasce da San Siro
«Quando è illuminato sembra un’astronave atterrata in un quartiere residenziale… È arduo non restare senza fiato». Scriveva così il Times nel 2009 parlando di San Siro, considerato da molti uno degli stadi più belli al mondo. La sua storia affonda in un lontano passato, quando nel 1925 vennero costruite le prime quattro tribune rettilinee. Il progetto dello stadio venne affidato a Ulisse Stacchini, che stava lavorando anche alla progettazione della Stazione Centrale di Milano, e ad Alberto Cugini. Da quel momento in poi, e fino ad oggi, l’impianto è stato oggetto di una serie di interventi per riqualificarlo e ampliarlo. Il primo risale al 1935 quando la capienza della struttura venne portata da 35mila a 55mila posti per diventare uno degli stadi più grandi al mondo. Nel 1955 con un nuovo progetto le gradinate vennero aumentate in modo considerevole fino ad a ospitare 100.000 persone, poi ridotte a 85.000 per questioni di sicurezza. Da allora San Siro non è stato più toccato fino ai Campionati del Mondo del 1990 quando un pool di aziende guidato dalla Lodigiani (poi confluita nel Gruppo Webuild) è stato incaricato di modernizzare la struttura con la costruzione del terzo anello e delle 11 torri cilindriche in cemento armato che hanno dato all’impianto la sua inconfondibile forma. A distanza di trent’anni da quell’intervento, il Gruppo Webuild ha presentato un progetto di riqualificazione dello stadio che punta a preservare questa icona dello sport in linea con quanto già fatto nelle grandi arene sportive europee.
Il progetto di Webuild prevede interventi sulla struttura esistente in nome della modernità e della sostenibilità dell’impianto. Secondo la proposta presentata, su cui sono in corso le opportune interlocuzioni con i soggetti interessati, i lavori potrebbero durare tre anni nel corso dei quali la struttura continuerebbe a funzionare. Il principio del progetto è lo stesso che ha ispirato gli interventi di riqualificazione degli altri grandi stadi europei con l’obiettivo di proteggerli e valorizzarli in quanto veri patrimoni storici e culturali non solo per gli amanti del calcio, ma per tutti.