Camp Nou, la cattedrale del calcio risorge dalle sue ceneri

Ecco l’ambizioso progetto per la ricostruzione dello storico stadio del Barcellona

Anche i miti crollano. Alcuni finiscono in macerie, ma altri risorgono come accaduto al “Camp Nou”, lo stadio simbolo della città di Barcellona e tempio del calcio europeo, con una capienza che non ha eguali nel Vecchio Continente e un colpo d’occhio unico al mondo se stracolmo di tifosi blaugrana, il popolo del Barcellona che da sempre sostiene una delle squadre più vincenti della storia.

E così la scienza ingegneristica, alimentata dall’ambizione e dal desiderio di futuro, non si ferma neanche di fronte ai simboli. Non per distruggerli, come in questo caso, ma per riconsegnarli alla modernità che meritano. Oggi il Camp Nou sta vivendo questa trasformazione, al centro di un progetto di recupero e riqualificazione iniziato con la demolizione dei vecchi spalti che guarda al 2024 o forse al 2025 quando verrà inaugurato il nuovo stadio, lo “Spotify Camp Nou” chiamato così dal nome del super sponsor che sta finanziando parte dell’opera.

Un progetto che sfiora il miliardo di euro e che punta a battere il record della vecchia arena sportiva, arrivando a ospitare 110.000 spettatori. Tanto è l’amore del pubblico per il Barça, la squadra che è stata per anni la casa di Leo Messi e che rimane il laboratorio dei migliori calciatori al mondo. Proprio il valore del Club ha dato fiato e sostanza a questo ambiziosissimo progetto, nato dal desiderio di riqualificare e modernizzare un’icona storica di Barcellona, senza però cancellarne le radici e la sua impronta sulla città.

Dentro la cattedrale del calcio

Sarà che dagli spalti altissimi delle tribune si intravede la Sagrada Familia, ma anche il Camp Nou è per gli abitanti di Barcellona una cattedrale cittadina, alla pari di quella progettata dal genio visionario di Antoni Gaudì.

La sua storia ha origine nel 1950 quando l’allora presidente Augustì Montal y Galobart acquistò l’area cittadina chiamata “La Maternidad” e lì progettò la costruzione di un nuovo stadio. La prima pietra fu posata quattro anni dopo, nel 1954, sotto la guida del nuovo presidente Francesc-Mirò Sans e tre anni dopo, il 24 settembre del 1957, nel giorno della Mercè, la festa della patrona di Barcellona, il Camp Nou venne inaugurato. Di anno in anno la struttura subì cambiamenti che l’hanno portata ad essere quello stadio unico conosciuto in tutto il mondo, compresa la nascita nel 1984 di un Museo del Club, uno dei primi dedicati a una squadra di calcio.

Uno dei più importanti progetti di riqualificazione dello stadio risale al 2007 e porta la firma del celebre architetto Norman Foster. Il nuovo progetto prevedeva l’introduzione di nuovi spalti che avrebbero portato la capienza totale a 106.000 posti, l’istallazione di una copertura per gli spettatori e soprattutto il cambiamento intero della facciata dello stadio, che con un mosaico dai colori blu e granata del club, mischiati al giallo e rosso della bandiera catalana. Questa soluzione che – secondo quanto dichiarato dallo stesso architetto – era nata ispirandosi proprio allo stile di Gaudì.

Tuttavia il progetto di Foster fu bloccato e a gennaio del 2014 ne venne presentato uno nuovo per l’ampliamento dello stadio con i lavori che sarebbero dovuti iniziare nel 2017 e terminare nel 2021.

L’arrivo di Spotify cambia il volto del “Camp Nou”

La lunga attesa per la riqualificazione di uno degli stadi più amati al mondo termina il 15 marzo del 2022, quando viene annunciato l’accordo siglato tra l’FC Barcellona e la compagnia leader nello streaming musicale Spotify. L’acquisto dei diritti di denominazione dello stadio vale per il club 315 milioni di euro, essenziali per finanziare una parte consistente dei lavori. Lo stadio viene quindi ribattezzato Spotify Camp Nou a luglio del 2022 e a giugno dello scorso anno iniziano i lavori di demolizione e ricostruzione del nuovo impianto.

Nelle mani di chi sta costruendo l’opera non c’è solo la concretizzazione di un progetto atteso da anni, ma anche la preservazione di un’icona per tutti gli amanti del calcio. Solo il Museo Fùtbol Club Barcelona ospita ogni anno centinaia di migliaia di visitatori, con il picco di 1,6 milioni di ingressi registrato nel 2011. Nei suoi 3.500 metri quadrati è raccolta e viene raccontata la storia di un club e dei calciatori che lo hanno reso grande. Dietro quelle gesta c’è la storia del Novecento e di uno stadio trasformato in cattedrale.

Webuild, l’arte di costruire un grande stadio

Gli stadi sono tempi dello sport e allo stesso tempo grandi opere ingegneristiche, prodigi della scienza delle costruzioni che devono saper far convivere bellezza, sostenibilità e funzionalità. Il Gruppo Webuild ha un’esperienza consolidata negli anni nella costruzione di grandi stadi e ad oggi sono 9 gli stadi realizzati in tre continenti. Tra questi, ci sono strutture sportive divenute iconiche come lo Stadio Olimpico di Roma e lo Stadio Meazza di San Siro a Milano, uno dei primi dieci in Europa per numero di spettatori. Ultima grande opera realizzata è invece lo Stadio Al Bayt nella città di Al Khor in Qatar che ha ospitato alcune delle partite più importanti dei Mondiali di Calcio 2022.

Proprio l’Al Bayt rappresenta il simbolo degli stadi di ultima generazione, una struttura capace di ospitare 60mila persone dentro una superficie di 200mila metri quadrati, progettata e costruita per essere interamente sostenibile. Lo stadio ha ottenuto le certificazioni più elevate in termini di rispetto dei criteri di sostenibilità, oltre ad essere stato pensato per un uso successivo anche ai Mondiali. Una parte dell’Al Bayt può essere smontata – riducendo il volume della struttura a 32mila posti – per essere donata alle nazioni in via di sviluppo che hanno bisogno di infrastrutture.