Quando il ponte di Brooklyn fu completato dopo quattordici anni di lavori, Emily Warren Roebling fu la prima ad attraversarlo, portando un gallo vivo in grembo, in segno di vittoria. Ancora oggi, quel gesto è ricordato come l’impresa di una donna al servizio di un’idea più grande del suo tempo.
La targa che la città le ha dedicato nel 1951, sulla spalla del mitico ponte di New York, riassume lo spirito di una costruzione che ha segnato l’inizio della moderna ingegneria civile americana: «Dietro ogni grande opera possiamo trovare il devoto altruismo di una donna».
Unire Brooklyn a Manhattan, l’origine di un’opera simbolo
A metà Ottocento New York era una città divisa, come due mondi distanti. L’East River separava Manhattan da Brooklyn, allora un centro indipendente, collegato solo da traghetti spesso fermi per il ghiaccio o la nebbia.
In una di quelle traversate, nel 1852, l’ingegnere John Augustus Roebling, visionario costruttore di ponti sospesi in acciaio, concepì il progetto di un ponte rivoluzionario: un ponte sospeso lungo più di un chilometro, in grado di resistere a correnti, venti e traffico senza precedenti. L’idea venne bocciata dagli esperti e dalle autorità, derisa e boicottata su entrambe le sponde come “impossibile da realizzare!”.
Roebling non si arrese. Quindici anni dopo riuscì a trovare i fondi e a farsi approvare il progetto, ma nel luglio del 1869 morì per tetano dopo un incidente in banchina, prima che i lavori iniziassero. Il figlio Washington, ingegnere appena trentenne, prese in mano il ponte di New York e seguì la prima fase dei lavori.
La campata prevista era la più lunga dell’epoca, le fondazioni dovevano affondare nella palude sotto il livello dell’acqua, la tecnologia dei cavi d’acciaio era ancora giovane. Durante gli scavi e la posa dei giganteschi cassoni pneumatici (12 metri sotto il livello del fiume sul lato di Brooklyn e oltre 20 su quello di Manhattan) decine di operai si ammalarono per la decompressione e lo stesso Washington rimase semi-paralizzato.
Fu allora che entrò in scena sua moglie, Emily Warren Roebling. Laureata in storia e appassionata di matematica, imparò da autodidatta le basi dell’ingegneria civile, studiò calcoli e materiali, gestì contratti e maestranze. Mentre Washington era confinato a letto e seguiva con un telescopio l’avanzamento del cantiere, lei supervisionava i lavori e coordinava tecnici, operai, autorità di controllo e media.
L’inaugurazione del ponte di Brooklyn: il punto di arrivo di un’impresa storica
Il 24 maggio 1883, dopo 14 anni di lavori e un costo di 15 milioni di dollari, il Brooklyn Bridge fu finalmente inaugurato.
La struttura, con torri di pietra calcarea alte 85 metri e cavi d’acciaio intrecciati come corde di un’arpa, lo rendeva allora il ponte sospeso più lungo del mondo, ma i newyorkesi erano diffidenti. La vastità della campata e l’audacia tecnologica incutevano timore, tanto che pochi osavano attraversarlo. Anni prima, il capo meccanico Frank Farrington aveva compiuto la traversata appeso a una fune per dimostrarne la tenuta, ma neanche questo bastò.
Fu allora necessario un gesto spettacolare. Il 17 maggio 1884 Phineas Taylor Barnum, fondatore del celebre circo, fece sfilare ventuno elefanti guidati dal maestoso Jumbo, insieme a cammelli e dromedari. Quel corteo sull’East River mise fine ai dubbi e trasformò il ponte di New York in un monumento alla fiducia nell’ingegno umano, dando vita a più di un secolo di sviluppo economico.
Con questo ponte sospeso, Manhattan e Brooklyn divennero una sola metropoli e la facilità di attraversamento favorì l’espansione urbana, l’aumento dei salari e la nascita di un sistema economico integrato che gettò le basi della “Greater New York” del 1898.
Il più noto tra i ponti di New York: un’infrastruttura strategica ieri come oggi
Dall’inaugurazione del Ponte di Brooklyn sono passati oltre 140 anni, eppure rimane ancora oggi uno dei più iconici ponti di New York, nonché un’infrastruttura vitale: oltre 116mila veicoli, 30mila pedoni e tremila ciclisti lo attraversano ogni giorno (più di 40 milioni di persone all’anno).
Gran parte di questi sono turisti: il Brooklyn Bridge è infatti fra i luoghi più visitati della città, simbolo di resilienza e progresso.
L’area che lo circonda è fiorita. Sulla riva di Brooklyn, nel quartiere DUMBO (non dal passaggio degli elefanti sul ponte, ma dall’acronimo Down Under the Manhattan Bridge Overpass), il valore medio di un’abitazione supera gli 1,6 milioni di dollari. La Brooklyn Chamber of Commerce ha registrato nel 2024 oltre 11.000 posti di lavoro nel settore creativo e tecnologico, con 51mila nuove imprese.
Il ponte di Brooklyn continua a essere curato come una macchina preziosa. La città di New York investe decine di milioni di dollari ogni anno in manutenzione, verniciature e consolidamenti strutturali, un’attenzione costante che garantisce sicurezza e lunga vita a un’infrastruttura ormai entrata nel DNA urbano.
Brooklyn Bridge: un simbolo per chi crede nel valore dell’ingegneria civile
Il Brooklyn Bridge non è solo una meraviglia ingegneristica, è il simbolo di come una grande opera possa cambiare la storia economica e sociale di un territorio e unire comunità, generare sviluppo, ispirare fiducia. Storie come questa sono narrate all’interno del sito Evolutio (www.evolutio.museum), il primo museo digitale delle infrastrutture che ripercorre la storia delle grandi opere realizzate dal Gruppo Webuild in oltre 120 anni, grazie a un patrimonio multimediale unico e in parte inedito che raccoglie 1,5 milioni di foto e video messi a disposizione da Webuild. All’interno del museo digitale, che racconta l’evoluzione, l’impatto e il significato delle infrastrutture, uno spazio è riservato proprio alle opere che, nella fase di progettazione, hanno sollevato critiche e opposizioni dimostrando però – fin dal momento della loro inaugurazione – il loro ruolo strategico e il loro impatto sullo sviluppo delle economie. Come il Ponte di Brooklyn negli Stati Uniti, anche l’Autostrada del Sole in Italia è stata una di quelle infrastrutture inizialmente osteggiate perché considerate inutili e difficili da realizzare. E proprio come il Ponte di Brooklyn per New York, quell’Autostrada ancora oggi ricopre un ruolo strategico per la mobilità dell’Italia intera, contribuendo a collegare il Sud con il Nord del Paese.