Nel quartiere Streeterville di Chicago c’è un cratere profondo quasi 23 metri che non è il frutto dell’urto di un meteorite, ma l’eredità di un cantiere abbandonato dopo che il sogno di costruire il grattacielo più alto degli Stati Uniti era naufragato con la crisi finanziaria del 2008. Siamo in una delle più grandi e ricche città dell’America, conosciuta proprio per la sua architettura e il suo amore profondo per i grattacieli, dai più tradizionali come la Willis Tower (già nota come Sears Tower) a quelli “insoliti” come la neogotica Tribune Tower. È proprio nei dedali di strade dove si affollano edifici alti oltre 300 metri, che l’archistar Santiago Calatrava aveva immaginato il Chicago Spire (anche conosciuto come Fordham Spire) alto 609,6 metri. Nel complesso 105 piani per una torre che secondo i rendering avrebbe dovuto assumere la forma di una vite conficcata nel cielo, trasformandosi fin da subito nel nuovo grattacielo iconico di Chicago.
La crisi finanziaria degli USA nel 2008 e il blocco dei lavori
L’annuncio dell’imminente costruzione del mega building firmato dall’archistar spagnolo viene dato nel 2005 dal colosso del real estate Fordham Company. Pochi mesi dopo, però, il gruppo dichiara pubblicamente di non aver trovato i fondi necessari e vende il progetto allo Shelbourne Development Group, che trova un valido finanziatore nell’Anglo Irish Bank, un istituto finanziario storicamente attivo nella metropoli dell’Illinois. Alla posa della prima pietra, il 25 giugno del 2007, nessuno immagina che di lì a poco sugli Stati Uniti si sarebbe abbattuta una violentissima crisi finanziaria. Le immagini dei dipendenti di Lehman Brothers che il 15 settembre 2008 dopo la dichiarazione di bancarotta lasciano la sede di New York con gli scatoloni in mano, fanno il giro del mondo. E gli effetti di quella crisi si fanno sentire prima di tutto nelle grandi metropoli americane. Chicago è una di queste. E il grattacielo Chicago Spire ne diventa presto un simbolo. La Anglo Irish Bank che aveva promesso il finanziamento di gran parte del progetto viene colpita duramente dalla crisi e pretende così la restituzione del credito dalla società impegnata a costruire il building. Accade così che nell’ottobre del 2008, poche settimane dopo il crollo dei mercati, i lavori sulle fondamenta del grattacielo si fermano e alla città rimane in dote quel cratere visibile ancora oggi.
Un nuovo progetto nato dalle fondamenta del Chicago Spire
Quindici anni dopo il blocco dei lavori, quel cratere divenuto un’attrazione per migliaia di curiosi, è diventato il punto di partenza di un nuovo progetto che si chiama 400 Lake Shore. A marzo 2024 sono ricomparsi dentro l’area del vecchio cantiere escavatori e betoniere, e decine di operai hanno ripreso a lavorare alle nuove fondamenta che dovrebbero ospitare il nuovo maxi progetto composto da due torri progettate dal noto studio di architettura Skidmore Owings & Merrill. La torre Nord, quella per cui sono iniziati i lavori, raggiungerà l’altezza di 261 metri con 72 piani, mentre la torre Sud sarà leggermente più bassa e toccherà il suo apice a 60 piani.
Il cratere simbolo della nascita di Chicago
Il cratere del Chicago Spire è considerato il punto dove nacque la città di Chicago, perché coincide con parte dei terreni che furono di proprietà dell’haitiano Jean Baptiste Pointe du Sable, imprenditore che nel 1770 edificò un complesso residenziale dando vita al primo agglomerato urbano da cui sarebbe nata la città. Point Du Sable si stabilì vicino alla foce del Chicago River, il principale fiume cittadino, e visse in quella casa per oltre venti anni prima di venderla e trasferirsi altrove. Oggi, dove sorgeva un tempo la sua abitazione considerata la prima residenza permanente di Chicago, c’è un monumento storico nazionale che ricorda la propensione all’avventura e la voglia di costruire del popolo americano.