Dighe e centrali idroelettriche sempre più cruciali per la sostenibilità energetica

Dall’Etiopia alla Cina, il ruolo dei grandi progetti idroelettrici continua a essere determinante per promuovere la sostenibilità energetica: dalla diga più grande del mondo alla più alta, scopri i giganti dell’energia rinnovabile.

Nel XXI secolo le grandi dighe metaforicamente sono diventate ciò che le piramidi furono per l’antico Egitto: monumenti al sapere umano, alla capacità di lasciare un’impronta duratura, decenni di progettazione e costruzione e il coinvolgimento di migliaia di lavoratori.

Attualmente l’idroelettrico rappresenta la principale fonte rinnovabile al mondo. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, oltre il 60% dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili proviene dall’acqua, con una capacità installata superiore ai 1.300 GW e una generazione annua che copre circa il 16% della domanda globale di elettricità. In termini ambientali, ogni anno l’idroelettrico evita l’immissione in atmosfera di miliardi di tonnellate di CO₂, giocando un ruolo decisivo nella lotta ai cambiamenti climatici.

Oltre alla loro capacità di ridurre l’impatto ambientale, le dighe alimentano la crescita industriale, garantiscono sicurezza energetica ai paesi in via di sviluppo, possono favorire l’integrazione regionale e offrono benefici collaterali, dall’irrigazione al controllo delle piene, dalla navigazione interna dei fiumi fino all’accesso all’acqua potabile.

Le nuove “piramidi d’acqua” sono spesso costruite nei paesi emergenti, dove la domanda di energia   cresce a ritmi vertiginosi. Dall’Etiopia al Brasile, dal Tagikistan alla Cina, investire in dighe e centrali idroelettriche significa mettere le basi per un’economia più resiliente e meno dipendente dai combustibili fossili.

Opere come la Three Gorges Dam in Cina, o l’etiope GERD, il più grande progetto idroelettrico dell’Africa, costruito da Webuild non troppo lontano dal confine con il Sudan, raccontano di impianti idroelettrici che da soli sono in grado di sostenere parte del fabbisogno energetico di intere nazioni.

In un mondo che punta a raddoppiare entro il 2050 la quota di energie rinnovabili, le dighe rimangono un pilastro, perché più di altre infrastrutture rappresentano la sfida di coniugare crescita economica, sicurezza energetica e sostenibilità energetica.

GERD e le altre dighe: il sogno di una nazione

Sulle rive del Nilo Azzurro, in Etiopia, la Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD) si erge come una delle più imponenti infrastrutture idroelettriche mai costruite in Africa.

Alla sua costruzione, realizzata dal Gruppo Webuild, hanno preso parte oltre 25mila persone con picchi di 10.000 operai, tecnici e ingegneri impegnati nello stesso momento in cantiere. GERD, inaugurata l’8 settembre scorso alla presenza del Primo Ministro etiope e dell’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini, assicura da sola la metà del fabbisogno energetico etiope, oltre a permettere all’Etiopia di esportare energia idroelettrica verso Suda, Gibuti, Kenya e Tanzania.

Mentre GERD festeggia la fine dei lavori, sul fiume Omo proseguono le opere per la del nuovo progetto idroelettrico di Koysha, che avrà una capacità installata di 2.160 MW e andrà a integrarsi con le altre grandi infrastrutture idroelettriche realizzate sul corso dello stesso fiume (Gibe I, Gibe II e III), costruite nel corso degli anni sempre da Webuild.

Insieme, questi impianti idroelettrici compongono un mosaico di opere idroelettriche che punta a rendere l’Etiopia un vero e proprio hub regionale per l’esportazione di energia verso i paesi vicini.

Progetto idroelettrico di Rogun: la diga più alta del mondo sarà in Tagikistan

Dall’Africa all’Asia centrale, un’altra diga ambiziosa segna il paesaggio delle grandi infrastrutture. Il Progetto Idroelettrico di Rogun, in Tagikistan, prevede la costruzione di una diga in rockfill alta 335 metri che sarà la diga più alta del mondo.

In costruzione dal Gruppo Webuild, la diga di Rogun non è solo un’opera ingegneristica estrema – situata nel Pamir, una delle principali catene montuose dell’Asia centrale. È anche una promessa di indipendenza e sicurezza energetica per un Paese che da sempre soffre carenze di elettricità nei mesi invernali.

Proprio come GERD, il progetto segue questa logica: trasformare l’acqua in sviluppo, collegando la produzione di energia rinnovabile a un’idea di sovranità nazionale e di futuro sostenibile.

Centrali idroelettriche in Cina: Three Gorges Dam, la diga più grande del mondo

Se c’è un Paese che ha trasformato le dighe in simboli di potenza, questo è la Cina.

La Three Gorges Dam (Diga delle Tre Gole), completata nel 2012 è la diga più grande del mondo con i suoi 22.500 MW di capacità. Non è solo una macchina di energia rinnovabile, ma un’opera che ha riscritto il paesaggio, il corso dei trasporti fluviali e la gestione delle piene del fiume.

L’opera si trova nella provincia di Hubei, lungo il fiume Yangtze, e misura 2.335 metri di lunghezza per 185 metri di altezza. La sua capacità installata la rende in grado di generare fino a 95 TWh di energia idroelettrica all’anno: un quantitativo sufficiente ad alimentare intere metropoli come Pechino o Shanghai.

Il bacino che si estende alle sue spalle è lungo circa 600 km e ha una capacità di oltre 39 miliardi di metri cubi d’acqua. Questo ha permesso non solo di produrre energia, ma anche di migliorare la navigabilità del fiume Yangtze, favorendo i collegamenti commerciali tra la Cina orientale e l’entroterra, e di ridurre il rischio di piene devastanti che storicamente hanno colpito la regione.

La Three Gorges Dam è una delle “piramidi d’acqua” più imponenti del XXI secolo, capace di incidere non solo sulla politica energetica della Cina, ma anche sull’immaginario globale delle grandi infrastrutture.

Le nuove frontiere: Africa e Asia

Mentre Europa e Stati Uniti hanno rallentato la costruzione di nuove dighe, puntando piuttosto alla manutenzione di quelle esistenti e all’integrazione con altre rinnovabili, Africa e Asia restano i teatri più dinamici, dove la crescita demografica e industriale spinge la domanda di energia.

Le nuove dighe, dunque, non sono soltanto infrastrutture idrauliche, ma diventano sempre più spesso anche strumenti di geopolitica, capaci di riscrivere i rapporti di forza regionali, creare dipendenze o autonomie, incidere sugli equilibri ambientali e sociali. Veri e propri game changer nel risiko mondiale delle energie rinnovabili.