Si chiama Whoosh – come il sibilo di un treno lanciato a 350 km/h – ed è la prima linea ferroviaria ad alta velocità dell’Indonesia, inaugurata nell’ottobre 2023, ma soprattutto la prima linea ad alta velocità dei tropici e dell’intero emisfero Sud. Un primato che conferma l’ambizione infrastrutturale di Giacarta e proietta il Sud-Est asiatico nella nuova era della mobilità sostenibile su ferro.
Con i suoi 142 chilometri, la linea ferroviaria collega le città di Giacarta e Bandung in soli 40 minuti, contro le oltre tre ore necessarie su strada. Sui suoi binari viaggiano treni ad alta velocità speciali, progettati per resistere al clima tropicale, alle piogge monsoniche e all’attività sismica. Per l’Indonesia si tratta di un’opera strategica, realizzata con un investimento di circa 7,3 miliardi di dollari, che ha previsto la costruzione di viadotti e tunnel per oltre la metà del tracciato e quattro stazioni intermedie tra la capitale e Bandung.
Oggi i treni Whoosh trasportano in media 18.000 passeggeri al giorno su 62 corse, con un obiettivo dichiarato: ridurre l’intenso traffico stradale che costa all’Indonesia circa 6,5 miliardi di dollari l’anno tra tempo perso ed inquinamento ambientale.
Alta velocità ferroviaria: un modello globale di mobilità sostenibile
La linea indonesiana è solo l’ultimo tassello di un mosaico che si estende in tutto il mondo. Secondo l’International Union of Railways (UIC), a fine 2022 la rete globale di alta velocità superava i 59.000 km, con la Cina che guida la classifica con 42.000 km, seguita dall’alta velocità in Europa, con 11.500 km.
Adottare questo modello di trasporto sostenibile significa ridurre drasticamente le emissioni, abbattere il traffico stradale e accorciare i tempi di percorrenza.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) stima che un treno ad alta velocità produca 14 grammi di CO₂ per passeggero per km, contro i 104 g/km di un’auto e i 285 g/km di un volo aereo. In pratica, i treni veloci consentono un risparmio fino al 90% delle emissioni rispetto all’aereo sulle stesse tratte.
Un esempio concreto? Sulla tratta Madrid-Barcellona, la linea ferroviaria alta velocità ha ridotto il traffico aereo del 60%, risparmiando 90.000 tonnellate di CO₂ l’anno.
La riduzione dell’inquinamento atmosferico è solo uno degli impatti positivi dell’alta velocità ferroviaria. Il rapporto OECD-International Transport Forum evidenzia come la costruzione di linee ferroviarie AV generi un aumento del 30-40% di occupazione diretta e indiretta, con effetti positivi sul PIL e sullo sviluppo dei territori interessati dalle linee.
Si stima infatti che l’arrivo dell’alta velocità possa far crescere il PIL delle regioni coinvolte del 2, 3%, favorendo investimenti, turismo e nuove attività produttive, oltre ad aumentare il valore immobiliare del 10-20% nelle aree servite da nuove stazioni AV.
Alta velocità italiana: il Paese corre verso Sud (e oltre)
L’Italia è stata tra i Paesi pionieri dell’alta velocità ferroviaria in Europa, a partire dalla tratta Firenze-Roma inaugurata negli anni ’90 e l’estensione progressiva fino a Torino e Salerno.
Oggi la rete dell’alta velocità si espande verso Sud e Nord-Est, grazie anche a grandi opere che il Gruppo Webuild, leader italiano delle infrastrutture complesse, sta realizzando, progetti commissionati da RFI (Gruppo FS Italiane). Con oltre 13.648 km di ferrovie costruite nel mondo, Webuild è attualmente impegnato in opere strategiche come la Napoli-Bari, che porterà i treni veloci fino all’Adriatico, la Verona-Padova, il tunnel del Brennero, il Terzo Valico dei Giovi, che collegherà Genova prima con Milano, quindi con l’Europa.
Tra i grandi progetti in corso anche la Salerno-Reggio Calabria, così come la linea Messina-Catania-Palermo, che incrementa in modo significativo la capacità di trasporto dei treni siciliani, portando per la prima volta in Sicilia il doppio binario e così riducendo i tempi di viaggio.
Si tratta di progetti che solo in Italia coinvolgono oltre 8.000 lavoratori diretti e terzi e una filiera di circa 5.400 imprese, con un investimento complessivo che al Sud si aggira intorno ai 13 miliardi di euro ed è destinato a ridurre il divario infrastrutturale ed economico con il Nord del paese.