Grandi infrastrutture e archeologia: l’Italia che guarda al futuro ritrova anche il suo passato

Da Nord a Sud gli scavi per ferrovie, strade e metropolitane consentono di recuperare reperti archeologici straordinari e anche di aprire veri e propri musei

Proseguono i lavori di scavo per la costruzione dell’alta velocità ferroviaria tra Napoli e Bari, e il terreno restituisce straordinarie scoperte, come è successo nell’Avellinese dove sono state portate alla luce importanti evidenze archeologiche. L’eccezionale ritrovamento è avvenuto durante la costruzione delle aree tecniche a servizio del fronte di scavo della Galleria Grottaminarda, nell’omonimo comune, cantiere cruciale della nuova linea ferroviaria, nel tratto Apice-Hirpinia.

Il Gruppo Webuild, impegnato nella costruzione di questo lotto, di concerto con RFI e sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino, sta portando alla luce testimonianze archeologiche di grande valore. Queste ultime sono riconducibili a un’area sepolcrale che, dai dati a disposizione, viene utilizzata almeno a partire dal IV secolo a.C. Essa è caratterizzata dalla presenza di tombe cosiddette a cappuccina, ovvero con coperture in tegole poste a doppio spiovente, e a semplice fossa terragna e i defunti lì seppelliti sono accompagnati con oggetti ceramici e di metallo di pregevole fattura. Il sito sta restituendo anche importanti tracce di una frequentazione preistorica e protostorica, testimoniata da tumuli, fossati e materiale in selce, riconducibili a un probabile insediamento, ubicato su un terrazzo del fiume Ufita.

In tutto il Paese, da Nord a Sud, proprio Webuild ha in corso 10 progetti infrastrutturali che sono interessati da ritrovamenti archeologici, tra i quali anche la Linea C della metropolitana di Roma che è sicuramente il più eclatante, con la creazione di stazioni-museo a San Giovanni (già aperta) e nelle tre fermate attualmente in costruzione (Porta Metronia, Colosseo-Fori Imperiali, Venezia).

Le mura romane ricollocate nelle stazioni della Metro 4 di Milano

In caso di rinvenimenti archeologici, la loro gestione e valorizzazione viene sempre curata da Webuild assieme alla Soprintendenza locale. Durante i lavori della metropolitana M4 ci sono state scoperte inattese nel cuore di Milano. Sono apparse, talvolta inaspettate, alcune testimonianze monumentali del sistema difensivo della città realizzato a partire dal XII-XIII secolo dopo la distruzione della città portata da Federico I. Gli archeologi di cantiere, sotto la direzione della Soprintendenza, hanno riportato in luce tra via De Amicis e piazza Resistenza Partigiana cinque strutture realizzate anche con numerosi blocchi di pietra recuperati da edifici di età romana, tra cui l’anfiteatro di Milano, demolito a partire dalla fine dell’età antica.

La scoperta è stata seguita da un progetto – condiviso e autorizzato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano – di recupero e valorizzazione delle strutture monumentali: alcune saranno ricollocate nel parco del vicino anfiteatro, mentre un tratto di argine del Naviglio troverà posto in uno spazio dedicato al piano atrio della Stazione De Amicis della Linea 4 della metropolitana.

Inattesa anche la scoperta avvenuta in largo Augusto: durante le operazioni di smontaggio della colonna del Verziere, sormontata dalla statua di cristo Redentore – temporaneamente spostata per l’esecuzione dei lavori – hanno rivelato al suo interno una colonna più antica, forse la ‘ruvida colonna’ ricordata dagli storici e forse proprio quella a cui i milanesi ai tempi della peste raccontata dal Manzoni rivolgevano le proprie preghiere.

Anche a Milano, come nel resto d’Italia e secondo la normativa vigente, le attività di indagine archeologica vengono dirette dalla Soprintendenza territorialmente competente, al fine di tutelare e valorizzare l’immenso patrimonio culturale conservato nel sottosuolo.

Dal Piemonte alla Sicilia, una storia di ritrovamenti e scoperte

Se ci si sposta nel basso Piemonte, dove Webuild sta realizzando il Terzo Valico dei Giovi per l’alta velocità tra Genova e Milano, sono state rinvenute tracce di frequentazione, di insediamenti e infrastrutture (tracciati stradali e tratti di acquedotto) e sepolture dalla protostoria all’età moderna. Nella cava di Cascina Romanellotta, nel comune di Pozzolo Formigaro (provincia di Alessandria), è stata rinvenuta una villa rustica di epoca romana che si estende per una superficie di 1.500 metri quadrati. Nei pressi del comune di Arquata Scrivia, siamo sempre nell’Alessandrino, sono stati invece rinvenuti tratti di viabilità collocabile tra il medioevo e l’età moderna e contesti che indicano una frequentazione dell’area in epoca preromana. In particolare, sono state rinvenute strutture identificabili come capanne e probabili fornaci per la produzione di metalli, databili all’Età del Rame; tra i rinvenimenti si annoverano inoltre numerosi reperti mobili (soprattutto frammenti ceramici e un frammento di bracciale neolitico in pietra).

In Veneto, invece, durante le opere di realizzazione della linea ad alta velocità Verona‐Padova sono state ritrovate, tra le altre cose, alcune monete di bronzo – tra cui un asse coniato dalla zecca di Roma sotto l’imperatore Adriano -, due urne cinerarie, 18 sepolture del III sec. d.C., due necropoli a incinerazione, una databile tra il I e il II secolo d.C. e una ascrivibile alla prima età imperiale, una necropoli a inumazione del III – IV secolo d.C. e un edificio del II – III secolo d.C.  e un impianto abitativo pertinente alle fasi di romanizzazione del territorio. Inoltre, nel comune di Verona è stata individuata una strada selciata.

Scendendo nelle Marche, nei cantieri della Quadrilatero Marche – Umbria, tra Fabriano e Muccia sono stati effettuati numerosi rinvenimenti (in 22 diverse aree di cantiere) che attestano la frequentazione antropica fin dal Paleolitico superiore. Sempre di età preistorica risultano significativi i rinvenimenti riferibili a strutture di abitato del neo-eneolitico, mentre relativamente all’età del ferro sono state messe in luce diversi abitati e necropoli. Diffusi lungo tutta l’estensione del cantiere anche rinvenimenti di età romana, alla quale sono riferibili 6 viabilità, 2 acquedotti, 3 ville rustiche con impianti produttivi e 4 aree di necropoli.

In provincia di Napoli (nel comune di Pozzuoli) invece, nell’area riguardante i lavori fra le due gallerie Pozzuoli e Cicerone della Ferrovia Cumana, sono attualmente in fase di esecuzione sia i rilievi archeologici sia i lavori di consolidamento conservativo dei reperti affiorati, che risalgono alla fine del II ed inizio del I secolo a.C.

Scendendo ancora verso Sud, nei cantieri della Statale 106 Jonica, le indagini archeologiche preventive hanno restituito diversi rinvenimenti relativi a fasi insediative databili per lo più a partire dall’età protostorica fino al periodo ellenistico-romano. Su queste aree la Soprintendenza archeologica ha prescritto degli approfondimenti di indagine, a oggi in parte completati e in parte in corso di ultimazione.

Tra i vari ritrovamenti si segnalano un tratto di una canalizzazione romana e una fornace di forma circolare di età post-medievale e altre strutture dello stesso orizzonte cronologico, ad esempio un mulino ad acqua.

E infine la Sicilia, dove nell’ambito dei lavori della linea ferroviaria ad alta capacità CataniaPalermo, è stato rinvenuto un antico tracciato viario individuato sotto l’attuale SS192. Lungo il margine della carreggiata in direzione Catania, a una profondità di circa 120 centimetri emerge il lembo di un antico tracciato viario lungo circa 10 metri e largo 4,4 realizzato con pietre e sassi locali, irregolari, di media-grande pezzatura, sigillato da uno strato sedimentario di natura alluvionale rimescolato a frammenti ceramici e metallici (VIII/ IX secolo d.C fino al XVIII d.C).