Il mare, sottoterra e oltre l’orizzonte, è il protagonista silenzioso del viaggio che migliaia di persone compiranno nel 2027 per ammirare le imbarcazioni più veloci del mondo sfidarsi nelle acque del Golfo di Napoli, in occasione dell’America’s Cup.
Raggiungere il lungomare partenopeo, a due passi da Castel dell’Ovo, è infatti oggi possibile grazie a un viaggio in metropolitana che termina alla stazione metro di San Pasquale della Linea 6, progettata proprio come un tuffo sotterraneo nel mare prima di ammirarlo dalla superficie.
Inaugurata nel luglio del 2024, la stazione San Pasquale è già diventata un simbolo della città. Punto di snodo strategico nel sistema di trasporto urbano — la Linea 6 si interseca con la Linea 1, che collegherà anche l’aeroporto di Capodichino — è molto più di una semplice infrastruttura. È un luogo in cui architettura e arte si fondono per offrire un’esperienza estetica e culturale profonda.
Realizzata dal Gruppo Webuild in collaborazione con Moccia Irme, su progetto dell’architetto italo-sloveno Boris Podrecca e impreziosita dalle opere dell’artista austriaco Peter Kogler, San Pasquale è stata recentemente insignita del “BIG SEE Architecture Award 2025”, un premio internazionale che valorizza i progetti più visionari e innovativi dell’architettura contemporanea.
La motivazione del riconoscimento evidenzia «i diversi trattamenti superficiali e la polifonia dei materiali che stabiliscono un dialogo tra la struttura tecnologicamente avanzata e il contesto storico, conferendo al sito un’identità distintiva».
Un’identità che nasce dal mare, visivamente presente già nel sottosuolo e armoniosamente integrata nel paesaggio urbano.
San Pasquale: una vertiginosa discesa nel blu sulla metropolitana di Napoli
In più occasioni l’architetto Boris Podrecca ha spiegato che il disegno della stazione nasce dall’idea di “una vertiginosa discesa a mare”.
L’edificio si sviluppa su cinque livelli interrati, per una profondità complessiva di 35 metri e una lunghezza di 100 metri, evocando l’immagine di un antico relitto inabissato sui fondali della città di Napoli.
Le pareti sono rivestite da pannelli blu che riproducono le onde in tre diverse tonalità, mentre una grande struttura metallica ellittica — che ricorda una vela — ospita monitor multimediali che trasmettono informazioni su eventi e iniziative culturali in città.
Il corpo centrale della stazione è rivestito in acciaio corten, un materiale che evoca la ruggine delle navi sommerse e integra corpi illuminanti circolari che richiamano gli oblò di un’imbarcazione.
Una scelta coerente con la volontà di Podrecca di evitare un approccio puramente decorativo, puntando piuttosto su un design astratto, tecnologico e comunicativo, capace di riflettere l’identità contemporanea di Napoli.
L’esperienza immersiva è poi amplificata dal lavoro dell’artista Peter Kogler, pioniere della digital art, che ha realizzato per San Pasquale monumentali pannelli astratti che rappresentano le onde del mare. Le sue opere, installate lungo i corpi scala, rafforzano l’idea della discesa negli abissi, proiettando l’utente in un viaggio sulla metropolitana di Napoli tra architettura contemporanea, arte e suggestioni marine.
La stazione metro immersa nel Golfo di Napoli
Per San Pasquale, il mare di Napoli non è solo quello ritratto nelle onde di Peter Kogler. La stazione si trova infatti in un’area della città di fatto “sottratta” al mare, che in passato lambiva proprio la Riviera di Chiaia, area in cui ancora oggi la falda presente nel sottosuolo risente della presenza dell’acqua salmastra.
«Una delle principali sfide ingegneristiche per la costruzione dell’opera – spiega oggi il Project Manager di Webuild Carlo Di Costanzo, Responsabile delle commesse di Linea 1 e Linea 6 – è stata proprio la necessità di affrontare la presenza di acqua marina, con il sale che è altamente corrosivo e può creare problematiche per le strutture in cemento armato».
Per questa ragione, oltre ad adottare tecniche di scavo specifiche, il livello dell’acqua è stato monitorato costantemente con dei piezometri e sono stati allestiti pozzi essenziali per abbassare la falda, mantenere asciutta la zona interna della stazione, e in definitiva impermeabilizzare l’intero pozzo, che si presentava come un enorme scatola vuota.
Rigenerazione urbana tra tutela del patrimonio storico e architettura contemporanea
Oltre alla realizzazione della stazione metro, il progetto ha contribuito alla valorizzazione del contesto urbano, prevedendo la riqualificazione urbana di Largo Pignatelli e di tutta la zona a ridosso della Villa Comunale di Napoli, che è stata trasformata in una nuova piazza.
«La riqualificazione – continua Di Costanzo – è un filo conduttore del nostro intervento, che ha permesso anche di riportare alla luce alcune aree dimenticate, che diventano così parte di un nuovo rinascimento cittadino. Oggi San Pasquale non è solo una stazione della metropolitana, ma una vera e propria meta turistica per molte persone».
La rigenerazione urbana è andata di pari passo con la tutela del patrimonio storico e culturale. Durante gli scavi è stata ritrovata, ad esempio, la Villa degli Invitti, una costruzione del Settecento i cui reperti più significativi sono stati recuperati e affidati alla Sovrintendenza dei Beni Archeologici e Monumentali di Napoli.
Proprio la presenza in tutta la zona di fabbricati storici ha poi richiesto l’utilizzo di particolari tecniche di monitoraggio degli edifici.
«I lavori – prosegue Di Costanzo – erano costantemente accompagnati da attività di monitoraggio condotte con sistemi di lettura tanto digitali, quanto con verifiche topografiche che consentivano di analizzare in tempo reale l’esistenza di eventuali cedimenti, che abbiamo provveduto a mitigare e quasi ad azzerare con interventi diffusi di consolidamento dei terreni».
Stazioni dell’Arte, un museo sotterraneo di opere contemporanee
San Pasquale si inserisce nel circuito delle “Stazioni dell’Arte”, il progetto di rigenerazione urbana concepito negli anni Novanta dal critico Achille Bonito Oliva per trasformare le fermate della metropolitana di Napoli in luoghi di cultura, bellezza e identità cittadina.
Da Toledo a Università, da Museo a Dante, fino a Materdei, le Stazioni dell’Arte hanno ridefinito l’esperienza del trasporto pubblico, trasformando luoghi di transito anonimi in spazi espositivi permanenti, capaci di restituire valore estetico e senso di appartenenza ai cittadini.
Il progetto di San Pasquale conferma questa visione, integrando la mobilità sostenibile con la cultura e la riqualificazione urbana.
Un nodo strategico per i servizi di trasporto di Napoli
San Pasquale è una delle otto fermate della Linea 6, che si estende per 5,5 chilometri collegando il popoloso quartiere di Fuorigrotta, a ovest, con Piazza Municipio, nel cuore della città.
La stazione metro permette l’interscambio con la Linea 2 alla stazione di piazza Amedeo e con la Funicolare di Chiaia, migliorando l’accessibilità al lungomare Caracciolo, alla Villa Comunale e alla stazione zoologica Anton Dohrn, importante centro di ricerca per la tutela e la salvaguardia della biologia marina e che contiene tra l’altro l’Acquario cittadino.
Si tratta di un tassello cruciale per la mobilità sostenibile e integrata della città perché, oltre a snellire il traffico urbano, la nuova linea favorisce connessioni dirette tra il centro e l’area occidentale, con interscambi con Linea 1, Linea 2 e Ferrovia Cumana.
Un’opera architettonica che unisce ingegneria, mezzi di trasporto sostenibili, arte e visione
San Pasquale è molto più di una stazione della metropolitana di Napoli: è un’opera d’arte contemporanea, un’infrastruttura strategica, un luogo simbolico che racconta la Napoli di oggi e di domani.
Oltre alla sua realizzazione, Webuild è da anni impegnato nella modernizzazione delle infrastrutture di mobilità napoletane.
Nel capoluogo campano il Gruppo ha già costruito 14 stazioni metropolitane, di cui 10 sulla Linea 1, comprese le iconiche Toledo, Università, Dante, Museo e Materdei, mentre è oggi impegnato nella costruzione della stazione Capodichino, che collegherà l’aeroporto internazionale al centro città.
Costruire secondo bellezza è possibile. Quando ingegneria, architettura e arte contemporanea dialogano, il risultato è un’opera capace di restituire valore e identità a un territorio unico al mondo.