Evolutio: il nuovo libro sulle grandi infrastrutture che hanno costruito il mondo

Il nuovo libro del progetto Evolutio, promosso da Webuild ed edito da Rizzoli, passa in rassegna le grandi opere pubbliche (dall’Autostrada del Sole all’alta velocità ferroviaria) per raccontare il ruolo delle grandi infrastrutture come acceleratori di progresso.

Evolutio è il racconto di come le infrastrutture abbiano costruito il mondo in cui viviamo, accelerando il progresso. Non come semplice sequenza di opere, ma come processo culturale, economico e sociale che attraversa oltre un secolo di storia.

Un’iniziativa ideata e realizzata dal Gruppo Webuild che ha visto prima l’organizzazione della Mostra Evolutio all’Ara Pacis di Roma, quindi il lancio di un Museo Digitale (www.evolutio.museum) e da oggi la pubblicazione di un nuovo libro edito da Rizzoli e dal titolo “Evolutio. Building the future for the last 120 years”.

Il libro, che anticipa la prossima tappa della Mostra che aprirà nuovamente al pubblico questa volta a Milano nel 2026, ricostruisce il ruolo delle infrastrutture con uno sguardo corale, affidato a ingegneri, architetti, storici, sociologi e studiosi della trasformazione urbana, chiamati a interrogarsi su ciò che le grandi opere hanno rappresentato, e rappresentano ancora, per il nostro Paese e a livello internazionale.

A firmare i contributi sono Pietro Salini, Amministratore Delegato di Webuild; Jeffrey Schnapp, fondatore e direttore di MetaLab alla Harvard University; Carlo Ratti, professore al MIT e al Politecnico di Milano e curatore della Biennale Architettura 2025; Pietrangelo Buttafuoco, Presidente della Fondazione La Biennale di Venezia; Massimiliano Valerii, sociologo e direttore generale del Censis; Giovanni Farese, docente di Storia dell’economia e dell’impresa alla Luiss Guido Carli.

Voci diverse che costruiscono un racconto unitario, in cui le infrastrutture emergono come architetture materiali e simboliche dello sviluppo italiano e globale.

Dall’A1 all’alta velocità ferroviaria, le infrastrutture del passato come fondamenta del futuro

Ad aprire Evolutio è il contributo di Pietro Salini, che definisce le infrastrutture come il “motore silenzioso” del progresso. È una visione che prende forma in opere pubbliche capaci di cambiare il destino dei territori e l’immaginario collettivo.

L’Autostrada del Sole (A1), che ha unito l’Italia da Nord a Sud nel cuore del Novecento, è uno degli esempi più potenti: non solo un nastro d’asfalto tra altri percorsi stradali, ma l’asse portante di un Paese che ha scelto di crescere attraverso le infrastrutture e i trasporti.

Accanto a questa, il libro richiama il ruolo decisivo della Direttissima Roma-Firenze, la prima linea ferroviaria ad alta velocità d’Europa, che ha inaugurato un nuovo rapporto con il tempo e con lo spazio, anticipando una trasformazione profonda della mobilità italiana. Opere civili che non si limitano a collegare luoghi, ma ridefiniscono abitudini, economie, possibilità.

È da questa eredità che nasce Evolutio, non come celebrazione del costruito, ma come esercizio di memoria attiva. Ricordare da dove veniamo per comprendere dove vogliamo andare, in un’epoca in cui le infrastrutture sono chiamate ad essere sempre più sostenibili, resilienti e capaci di anticipare i bisogni futuri.

Evolutio: dal paesaggio costruito all’arte digitale dei musei virtuali

All’interno del libro lo sguardo di Jeffrey Schnapp, fondatore e direttore di MetaLab alla Harvard University, allarga il campo dell’analisi.

Dalle grandi opere pubbliche del Novecento – visibili, monumentali, spesso iconiche – il racconto si sposta verso infrastrutture sempre più invisibili, ma decisive: reti di dati, sistemi digitali, piattaforme culturali. Se l’Autostrada del Sole rappresenta il trionfo dell’infrastruttura fisica, oggi il tessuto connettivo della società passa anche attraverso la conoscenza e l’accesso alla memoria.

In questo passaggio essenziale è il ruolo del museo digitale di Evolutio (www.evolutio.museum), il primo museo nativo digitale delle infrastrutture, che raccoglie un patrimonio sconfinato di immagini e video, permettendo al visitatore di viaggiare in lungo e in largo tra i grandi lavori pubblici che hanno segnato la storia del Paese, ma anche quella del mondo.

L’era delle infrastrutture intelligenti e belle

Le infrastrutture del Novecento entrano oggi in una nuova fase della loro vita grazie a sensori, dati e manutenzione predittiva.

È questo il senso del contributo firmato da Carlo Ratti, professore al MIT e al Politecnico di Milano. Ratti parla infatti di una trasformazione che riguarda anche opere civili simbolo del nostro tempo, come il ponte Genova San Giorgio, progettato con un sistema di monitoraggio continuo che ne fa un organismo vigile, capace di comunicare il proprio stato di salute.

L’infrastruttura non è più solo costruzione, ma cura. Un cambio di paradigma che Evolutio mette al centro, collegando la storia dei grandi lavori pubblici alla necessità di una nuova cultura della manutenzione che sappia curare, però, non solo l’utile, ma anche il bello.

Le Stazioni dell’Arte di Napoli, inserite nel percorso di Evolutio, ne sono un esempio emblematico: spazi destinati ai trasporti che diventano luoghi culturali, dove la bellezza entra nella quotidianità di milioni di persone.

Questo è anche il focus dell’intervento di Pietrangelo Buttafuoco, Presidente della Fondazione La Biennale di Venezia, che sottolinea il ruolo delle infrastrutture come l’interfaccia più potente tra architettura e ambiente sostenibile, tra tecnica e paesaggio. È in questa capacità di intrecciare funzione e senso che le infrastrutture smettono di essere semplici manufatti e diventano parte dell’identità collettiva.

Sostenibilità: il dividendo sociale delle grandi opere pubbliche

Belle, utili ma anche acceleratori di sostenibilità, sviluppo sociale e di cambiamenti profondi nelle abitudini di vita di milioni di persone.

Le infrastrutture uniscono territori, riducono distanze, rendono possibile la mobilità sociale. Lo hanno fatto nel secondo dopoguerra, quando l’Italia ha costruito strade, scuole, dighe e reti energetiche. Possono farlo ancora oggi, in una fase storica segnata da nuove disuguaglianze.

Lo spiega nel suo intervento Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, che sottolinea come ogni grande infrastruttura generi un dividendo che va oltre l’economia. Investire in infrastrutture significa investire nella fiducia di una comunità nel proprio futuro.

Una conferma che arriva anche dal contributo storico di Giovanni Farese, docente alla Luiss Guido Carli. La storia ne è testimone: l’Italia del Novecento cresce quando investe in infrastrutture. Dall’idroelettrico al boom industriale, dalla ricostruzione postbellica all’alta velocità ferroviaria. Quando quegli investimenti rallentano, emergono fragilità che ancora oggi pesano sul sistema Paese.

Evolutio tiene insieme queste traiettorie, mostrando come le opere civili realizzate da Webuild e dalle sue imprese storiche non siano episodi isolati, ma capitoli di una stessa storia lunga oltre un secolo. Perché ogni infrastruttura è sempre una promessa. E il futuro dipende da come scegliamo di costruirla, conservarla e raccontarla.

Oltre l’Italia: le opere pubbliche che attraversano il mondo

Il racconto di Evolutio si muove su scala globale, attraverso opere pubbliche che hanno cambiato i modi di vivere di interi continenti.

Il salvataggio dei templi di Abu Simbel, in Egitto, è uno degli esempi più emblematici. Un’impresa ingegneristica che dimostra come la tecnica possa farsi custode della memoria millenaria, spostando la storia per salvarla.

Allo stesso modo, le grandi dighe africane, come la Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD), raccontano il ruolo delle infrastrutture come strumenti di emancipazione: energia, acqua e sviluppo per intere nazioni. E ancora, il Nuovo Canale di Panama, che ha ridefinito le rotte del commercio globale, mostra come un’opera possa incidere sugli equilibri economici mondiali.

In Evolutio, queste opere civili realizzate dal Gruppo Webuild non sono presentate come record ingegneristici, ma come nodi di una storia più ampia, in cui costruire significa assumersi una responsabilità verso comunità, culture e futuro.